A volte ritornano: a 89 anni De Mita punta ancora al seggio parlamentare

9 Ott 2017 16:43 - di Marzio Dalla Casta

Fosse ancora tra noi Indro Montanelli, non v’è dubbio che avrebbe rispolverato il suo famosissimo Rieccolo con cui, in anni ormai lontani, immortalò  l’allora inossidabile Amintore Fanfani, insieme ad Aldo Moro uno dei due “cavalli di razza” dell’affollata e premiata scuderia democristiana. Della quale faceva parte anche l’irpino Ciriaco De Mita, il solo, proprio assieme Fanfani, che possa vantare di aver cumulato nelle proprie mani la carica di segretario della Dc e quella di presidente del Consiglio. Una concentrazione di potere mai tollerata negli sdrucciolevoli equilibri di Piazza del Gesù. Dalle stanze del governo, Fanfani entrava e usciva: sei volte presidente del Consiglio; ministro, praticamente sempre. In più, è stato presidente del Senato. Insomma, il Rieccolo coniato da Montanelli sembrava fatto su misura per lui. Ma non sfigura neppure addosso a De Mita, l’unico di un certo blasone della scuderia scudocrociata ad aver attraversato Prima e Seconda Repubblica. E che ora, a 89 anni suonati, gli ultimi dei quali passati da sindaco in quel di Nusco, suo paese natale, non dispera di approdare al Senato issandosi a bordo di una delle tante scialuppe centriste che aspettano il momento giusto per ingrossare una delle flotte in campo: centrodestra o centrosinistra. De Mita ha più familiarità con quest’ultima, sebbene qualche anno fa non abbia disdegnato di schierare i suoi in Campania a sostegno di Stefano Caldoro, risultato poi vincitore, salvo poi piantarlo in asso alla scadenza e accordarsi nottetempo con l’attuale governatore De Luca, del Pd. La scialuppa più accreditata ad accoglierlo è l’Alternativa Popolare di Angelino Alfano. L’altro ex-dc Lorenzo Cesa si è messo in fuori gioco da solo con il suo endorsement in favore di Berlusconi. E così, quando l’Adnkronos ha chiesto a De Mita se non stesse pensando di passare al Senato, ha inarcato il sopracciglio e ha risposto: «E perché non alla Camera?». Come a dire che i panni di vecchio saggio della Repubblica gli vanno ancora stretti. Del resto, non ha mai fatto mistero di disistimare (ricambiato) i protagonisti politici degli ultimi anni, soprattutto quelli del Pd. «Veda – ha risposto all’intervistatore -, io non ingaggio battaglia nella guerra di analfabeti…». Più in campagna elettorale di così… Rieccolo, appunto.

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