«Ho fatto come Vanna Marchi»: a Renzi non resta che ridere di se stesso

2 Set 2017 15:39 - di Marzio Dalla Casta

Sceglie l’autoironia, Matteo Renzi, per parlare alla Festa dell’Unità di Bologna. Sarà perché avverte il bisogno di non passare per uno che “rosica” contro Gentiloni o perché ha capito che non può andare avanti sfanculando pezzi di classe dirigente del Pd o, infine, perché comincia ad adeguarsi a chi, sempre di più negli ultimi tempi, ha smesso di prenderlo sul serio. È un fatto che dal 4 dicembre dello scorso anno, data nefasta per lui e per il suo referendum costituzionale, a parte la formalità delle primarie che lo hanno confermato leader del Pd, Renzi non ne abbia imbroccata una che sia una.

Renzi alla festa dell’Unità all’insegna dell’autoironia

E mentre lui rincorreva i grillini sui vitalizi, Gentiloni gli scavava il fossato intorno assurgendo sempre più a riferimento della complicata geografia dem e rinsaldando il suo feeling con il Quirinale. Si capisce quindi che la parola referendum sia diventata per Renzi come l’aglio per i vampiri: «Non voglio sentirla per i prossimi 70 anni», ha scherzato a Bologna non rinunciando tuttavia a prendere posizione contro quello ventilato dai leghisti per separare l’Emilia dalla Romagna: «A furia di volere secessioni, uno ci prende gusto. Poi vorranno dividere Emi e Lia, e Ro e Magna, e del resto a Roma hanno magnato, come dimostra una recente sentenza». Ironia anche sugli 80 euro che nel 2014 gli spalancarono le porte del successo elettorale alle elezioni europee, l’unico della sua segreteria: «Ho sbagliato a presentarla come se fosse una conferenza stampa alla Vanna Marchi», ammette oggi. Ma se sugli 80 euro è ironico, sugli sbarchi Renzi appare quantomeno confuso: prima critica Berlusconi per la sua alleanza con Salvini («Combattere i populismi con Salvini e’ come mettere Dracula a guidare l’Avis»), poi è tornato sull’«aiutiamo i migranti a casa loro» coniata proprio dal leader leghista, quindi ha fatto dietrofront rispetto a quando faceva il verso al Papa e non metteva limiti all’accoglienza per poi concludere che «c’e’ un limite massimo di persone che puoi accogliere, è impensabile che tu possa accogliere tutti. Devi salvarli tutti te, ma non puoi aiutarli tutti te».

…e delle bugie: «Sui migranti nessuna divisione nel Pd»

Parole, queste ultime, pronunciate chissà quante volte dalla Meloni e dallo stesso Salvini che, però, chissà perché, venivano per questo tacciati di razzismo dagli stessi compagni di Renzi. Le sue piroette in materia hanno portato il Pd sull’orlo di una crisi di nervi, lacerato com’è tra un Minniti, che rilancia le politiche filologiche che furono del governo Berlusconi, e i vari Delrio e Orlando che di stretta sui migranti proprio non ne vogliono sapere. Renzi lo sa e prova a metterci una pezza: «Oggi – dice – abbiamo cominciato a bloccare gli sbarchi, non c’è divisione dentro il Pd: è ovvio che ci sono opinioni diverse, ma sulla sostanza non ci sono divisioni». Sarà, ma dovrebbe spiegare perché non li abbia bloccati lui gli sbarchi quando governava.

 

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