Sclerosi multipla, la speranza nelle staminali. A Milano il primo trapianto

26 Set 2017 15:29 - di Redazione

Buone notizie per i malati di sclerosi multipla. Arrivano dal San Raffaele di Milano dove è in corso una sperimentazione sui pazienti del trattamento della patologia attraverso l’infusione di TGF-ß2, una proteina-farmaco liberata dalle staminali del cervello. A comprendere l’importanza dell'”ingrediente segreto” che fa di queste cellule neurali una promessa contro la sclerosi multipla, il team guidato dal prof. Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele. Lo studio è stato pubblicato sul The Journal of Clinical Investigation. La sperimentazione, finalizzata per ora a valutare la sola sicurezza della metodica, è partita alla fine dello scorso maggio e – fanno sapere dal San Raffaele – procede «senza complicazioni», con un primo gruppo di tre pazienti che è già stato trapiantato.

Lo studio sulla proteina TGF-ß2 è del San Raffaele

Se per i risultati del test bisognerà attendere, non ha più alcun mistero il funzionamento delle staminali utilizzate: «Una volta infuse – spiegano gli studiosi – riducono l’infiammazione cerebrale causata dalla sclerosi multipla attraverso il rilascio della TGF-ß2, in grado di interferire con l’attivazione aberrante del sistema immunitario tipica della malattia». L’efficacia del trapianto di cellule staminali neurali nei topi affetti da Eae, modello sperimentale di sclerosi multipla, è nota da tempo, ma questo in corso a Milano da parte del gruppo di Martino rappresenta il primo studio clinico su pazienti con sclerosi multipla progressiva. Quel che i ricercatori si aspettano è la chiarificazione della strategia con cui le staminali “spengono’ l’infiammazione del sistema nervoso. «Comprenderla – osservano gli scienziati – può migliorare il loro utilizzo e potenzialmente aprire la strada a nuove terapie».

Un “cavallo di Troia” contro la sclerosi multipla 

La ricerca pubblicata ha scoperto la proteina TGF-ß2 rilasciata dalle staminali trasforma le cellule nemiche in amiche, modificando il comportamento di alcuni “soldati” del sistema immunitario da pro-infiammatorio ad anti-infiammatorio. In altre parole, ha spiegato Martino, «le staminali sono paragonabili a cavalli di Troia che rilasciano le giuste molecole nella giusta quantità a seconda di dove si trovano e del tipo di danno che devono affrontare». 

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