Nuova stangata sulla fortuna: salgono le tasse su Gratta&Vinci e SuperEnalotto

30 Set 2017 11:30 - di Ginevra Sorrentino

Nuova stangata sulla fortuna: adesso sale la percentuale di quanto dovuto allo stato in caso di vittoria con Gratta&Vinci, SuperEnalotto e similari: a partire da domani, infatti, scatteranno nuovi aumenti su gabelle e accise legate al gioco d’azzardo, o meglio, che penalizzeranno ulteriormente quei disperati tentativi di tentare la sorte e avere la meglio su crisi e difficoltà personali. E così, ancora una volta il banco, in questo caso lo Stato, continua a confermarsi come unico, vero vincitore comunque: a prescindere da scommettitori incalliti e aspiranti Paperoni occasionali.

Aumentano le tasse su Gratta&Vinci e SuperEnalotto

Dunque, ci risiamo: a partire dal 1 ottobre – come riportato in un esaustivo servizio nell’edizione online de il Giornale, «come previsto dalla manovrina dello scorso aprile, nelle vincite fino a 500 euro la tassazione sale all’8%, mentre per la quota eccedente i 500 euro arriva al 12%. La stangata si applica a Gratta&Vinci, SuperEnalotto, Win for Life e videolottery. Per il gioco del Lotto, invece, la tassazione sale dal 6 all’8 per cento. Le nuove aliquote non si applicano a Lotteria Italia, scommesse, poker e casinò online, bingo e slot machine anche perché per queste ultime la vincita non può mai superare i cento euro». Tutto chiaro? Se così non fosse, basterà aggiungere che dalla nuova stangata sulla fortuna, Padoan e Gentiloni prevedono di introitare 36 milioni solo nell’ultimo trimestre del 2017, che nelle previsioni del ministero dell’Economia dovrebbero lievitare fino a 143 milioni annui a pieno regime, raggiungendo in totale la stima di 322 milioni nel periodo 2017-2019 coperto dalla manovrina.

Lo Stato “bipolare” in materia di gioco d’azzardo e ludopatia

L’alternativa a tasse e accise su Gratta&Vinci e Super Enalotti vari, velatamente paventata dal premier del e dal titolare del dicastero di via XX settembre, sarebbe stata rappresentata, come riporta sempre il Giornale, «da uno scatto parziale delle clausole di salvaguardia su Iva e accise sui carburanti già dall’anno prossimo. Con queste misure, si sono sempre giustificati il premier Gentiloni e il ministro dell’economia Padoan, si sono tenuti i conti in ordine e si sono evitati ulteriori commissariamenti da parte di Bruxelles». In tutto ciò, tra annunci di nuove gabelle e ipotesi di altri settori a cui applicarle, passa quasi inosservato il fatto che, lo Stato, ancora una volta, si dimostra endemicamente affetto da una sindrome bipolare i cui sintomi ricadono sempre e comunque sui vessati contribuenti e in nome della quale, se da una parte viene vietato il gioco d’azzardo ed inasprite e pene e bombardamenti mediatici mirati alla denuncia sociale della ludopatia, dall’altro non rinuncia a incassarne i proventi con tasse e nuove sanzioni e, all’abbisogna – come in questo caso – addirittura facendo lievitare le aliquote. È proprio vero che pecunia non olet...

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