Noemi, l’autopsia rivela: picchiata a mani nude, poi pugnalata sul capo

22 Set 2017 11:26 - di Redazione

Picchiata selvaggiamente e poi pugnalata al collo e alla nuca: è questo che è accaduto alla povera Noemi Durini negli ultimi istanti della sua breve vita. Percossa brutalmente a mani nude e poi accoltellata al collo, al capo: questi gli ultimi esiti a cui le investigazioni sarebbero giunte ricostruendo modalità omicidiarie e sequenza del delitto maturato nell’odio e forse, come sembra ad ogni nuova acquisizione, davvero premeditato come ipotizzano gli inquirenti nei capi d’accusa rivolti al giovane fidanzato killer.

Noemi, l’autopsia: uccisa con una pugnalata

Fidanzato killer che, date le ultime acquisizioni investigative, nel corso del primo interrogatorio avrebbe a questo punto detto la verità: come escluso dalla Tac, infatti, Noemi non è morta per i colpi di pietra che l’assassino avrebbe inferto in un secondo momento alla sua vittima, ma per la coltellata sferrata al capo. Come riportava il sito dell’ansa nei giorni scorsi, infatti, «nel decreto di fermo si afferma che Lucio ha confessato di aver ucciso Noemi “colpendola con un coltello al collo” e, dopo averla spinta a terra, di aver continuato “a colpirla con delle pietre alla testa”». Ora, a quella ricostruzione si aggiunge quanto drammaticamente rivelato dagli ultimi esiti degli accertamenti autoptici, secondo cui prima del colpo di grazia Noemi, attirata con l’inganno dal suo fidanzato nella trappola mortale, è stata ridotta all’immobilità, picchiata, finita a colpi di pietra e uccisa con una pugnalata.

Una premeditazione e una crudeltà agghiaccianti

Per questo, come riferisce l’ansa, «i medici legali hanno riscontrato sul cadavere della sedicenne “lesioni contusive multiple da picchiamento al capo e agli arti e lesioni da arma bianca al capo e collo». Per questo nel caso dell’assassinio di Specchia gli inquirenti della procura dei minorenni di Lecce contestano al baby killer la premeditazione dell’omicidio, «aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi». Non un omicidio d’impeto, come sostenuto dal 17enne, insomma, ma un atto pianificato e studiato a tavolino e eseguito con agghiacciante crudeltà.

 

 

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