“Miracolo” Pd: un’esperta di pomodori commissario della ricostruzione

7 Set 2017 17:46 - di Niccolo Silvestri

Compagna che viene, compagno che va. Secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari del Pd, mancherebbe solo l’ufficialità (questione di giorni anzi di ore, assicurano i bene informati) alla nomina di Paola De Micheli, deputata e sottosegretaria all’Economia, nel ruolo di commissario straordinario alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia di un anno fa in sostituzione di Vasco Errani, che si dimetterà il 9 settembre, cioè ad un anno esatto dalla sua designazione. La nomina, secondo quanto riferito da fonti parlamentari, dovrebbe essere ufficializzata nei prossimi giorni.

È la deputata De Micheli, del Pd

La De Micheli ed il suo predecessore Errani, oltre alla regione (lei emiliana di Piacenza, lui romagnolo di Massa Lombarda, nel Ravennate), condividono anche lo stesso colore politico, seppur vissuto all’interno del Pd in correnti diverse. Lettiana la prima, più sensibile ai temi della sinistra il secondo, di cui si favoleggia che abbia lasciato per ritornare con Bersani e D’Alema nel neonato Mdp. Ma torniamo alla De Micheli. Com’è nella plumbea tradizione partitocratica, non è la competenza il suo piatto forte. Ad essere precisi, l’attuale sottosegretaria è un’esperta di conserve e di pomodori. In passato, infatti, è stata manager nel settore agroalimentare per il “Conserve Italia”, gruppo cooperativo tra i più importanti, e quindi presidente dell’Agridoro che ha guidato fino all’ottobre 2003, poco prima che per lo stato di insolvenza in cui si trovava, la cooperativa venisse posta in liquidazione coatta. Un neo sul curriculum che non le ha impedito di diventare presidente della Lega Volley di seria A, incarico che tuttora conserva.

I dubbi sulla compatibilità

Pur mancando ancora l’ufficialità della nomina dell’esponente delPd, già fioccano le polemiche. I Cinquestelle avanzano dubbi sulla compatibilità tra il ruolo parlamentare e di commissario e invocano una legge del 1953, secondo cui i membri del Parlamento «non possono ricoprire cariche o uffici di qualsiasi specie in istituti pubblici o privati, per nomina o designazione del governo o di organi dell’amministrazione dello Stato».

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