Lo storico comunista Canfora: «È ridicolo togliere la scritta Mussolini Dux»

13 Set 2017 12:27 - di Redazione

Le questioni ad altissima priorità – la legge sull’apologia di fascismo e lo “sbianchettamento” della scritta “Mussolini Dux” dall’obelisco del Foro Italico – sono state messe alla berlina con piglio di storico ma senza pietà anche da uno dei più noti studiosi di sinistra, tra i più noti antichisti: Lucano Canfora. Leggiamo sul Giornale le sue parole durante una lunga intervista. Il professore è chiaro e netto quando ricorda che «la guerra ai monumenti è un grande classico», ma “a caldo,  non settanta anni dopo. «Giusto per fare qualche esempio- commenta il professore – nella Roma antica Silla fece distruggere tutti i monumenti dedicati al suo nemico Mario. E poi Cesare li fece ricostruire. Durante la rivoluzione francese vennero abbattute statue di re e di santi. Toccò anche a molte chiese, demolite, trasformate in caserme. Più recentemente abbiamo avuto in Italia l’abbattimento di moltissime statue di Mussolini dopo il 25 luglio del 1943, nei Paesi dell’Est l’abbattimento delle statue di Stalin… Tranne che in Georgia, Stalin era georgiano. Ovviamente è un qualcosa che si può spiegare nei momenti caldi di conflittualità. Quando sono passati anni invece ci si aspetterebbe che prevalessero ragionamenti diversi improntati a logiche più serene…». Fiano, Boldrini, capito? State sereni. 

L’ironia: “Abbattimo l’Eur?”

Domanda secca: “Si può devastare il patrimonio architettonico per riscrivere la storia?”. Canfora risponde con una risposta molto eloquente: «Ha presente l’arco dell’imperatore romano Tito? Celebra la distruzione del tempio di Gerusalemme. È un monumento quanto mai esecrabile per gli ebrei ma nessuno si è mai sognato di chiederne l’abbattimento. Men che meno venne in mente al sindaco Ernesto Nathan di origini ebraiche…». La sintesi: «In generale, credo si possa dire che scatenarsi sui simboli sia una ginnastica inutile...». Ancora più chiaro ad ogni passaggio, Canfora aggiunge nell’intervista al Giornale altre riflessioni in merito alle legge Fiano e alla volontà di prendersela con i monumenti : “Anche la Costituente pur approvando l’articolo XII delle disposizioni transitorie e finali non fece alcun cenno ai monumenti. Né quelle, né la legge Scelba. Decisero di prendere in considerazione solo la ricostituzione del Partito fascista e l’apologia del medesimo. All’epoca della legge Scelba ci furono pressioni americane perché venisse vietato anche il partito comunista. Ma De Gasperi decise di soprassedere per evitare tensioni politiche… Ma già allora era chiaro che non aveva senso mettersi a scalpellare i monumenti. Che facciamo ci mettiamo a cambiare tutti i tombini che hanno un fascio littorio sopra? Abbattiamo l’Eur? Che senso ha?». Parole di grande equilibrio, quello che manca, con tutta evidenza agli iconoclasti a cui i simboli fanno paura.

Canfora: “Non so cosa sia venuto in mente a Fiano ”

Non si possono confondere concetti diversi come apologia, ricostituzione del partito fascista e patrimonio culturale, spiega il professor Canfora: «Sono ovviamente tre piani diversi. Non so cosa sia venuto in mente a Fiano, ma confonderli non porta a niente di utile. Mi sembra un fatto patente. Quello dei monumenti è un terreno sbagliato in cui portare il dibattito. E in generale lo è quello della censura», argomenta lo storico dell’antichità, certamente non sospettabile della benché minima simpatia col mondo della destra. «Quando il regime comunista censurò i testi di Trotzski in Russia iniziarono a circolare dappertutto in forma di samizdat. Dopo la caduta del comunismo hanno smesso di generare interesse. Anche il Mein Kampf è giusto pubblicarlo, con un corretto apparato. È inutile parlare di male assoluto se le persone, questo male, non possono vederlo e valutarlo». E poi le bordate finali: «La cittadella universitaria di Roma progettata sotto il fascismo da Marcello Piacentini? La facciamo bombardare all’aviazione statunitense? È edilizia fascista. È come l’idea di abbattere le statue di Cristoforo Colombo perché avrebbe aperto la via ai colonizzatori. Sono mene che fanno un po’ ridere».

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