“L’estate prima della guerra”, il romanzo di un’eroina alla Jane Austen

17 Set 2017 19:15 - di Lisa Turri

Beatrice Nash somiglia un po’ a Jane Eyre ma è risoluta e indipendente quasi quanto la Elizabeth Bennet di Orgoglio e pregiudizio. In pratica è una di quelle eroine a metà tra perfezione e fragilità femminile nate apposta dalla penna degli scrittori per suscitare simpatia nel pubblico dei lettori: così deve averla immaginata Helen Simonson che ne ha fatto la protagonista del voluminoso romanzo storico L’estate prima della guerra (Neri Pozza, pp. 542, euro 18)

Un poderoso affresco della società inglese alle soglie della Grande Guerra attraverso la vita, le aspettative e le delusione di Beatrice, un’orfana che si guadagna da vivere impartendo lezioni di latino ai figli dei contadini  in un villaggio del Sussex. Qui l’ordinaria routine viene sconvolta dalla tempesta che si sta abbattendo sull’Europa dopo l’invasione del Belgio da parte delle truppe germaniche. Ed ecco che sorgono comitati e si indicono riunioni patriottiche (descritte sul modello di quel grande format narrativo che è Via col Vento di Margaret Mitchell), ecco che le signore sono costrette a servire biscotti rotti durante i tè pomeridiani o a riempire vasetti di marmellata per mettere da parte scorte alimentari. 

Beatrice Nash, dotata di uno spirito anticonformista che non manifesta a pieno per rispetto delle convenzioni locali, farà la sua parte dividendo il suo scarno guardaroba con una ragazza belga, profuga nel villaggio di Rye assieme al padre. Ma soprattutto la osserviamo e la ammiriamo districarsi tra il gossip di paese, la diffidenza maschile verso le sue doti di scrittrice, la seguiamo mentre diventa amica della sua benefattrice Lady Agatha Kent, nemica giurata dell’arcigna moglie del sindaco. Soprattutto vediamo crescere a poco a poco la sua intesa con il nipote di Agatha, Hugh Grange, medico con davanti a sé una brillante carriera e un fidanzamento quasi scontato con la figlia del chirurgo presso il quale è assistente. Molte altre figure, tutte tratteggiate con stile ironico, si muovono attorno alla giovane Beatrice, contribuendo ad animare un quadro avvincente e ricco di dettagli. 

La cura dei particolari e le descrizioni costituiscono un altro elemento fondamentale del romanzo di Helen Simonson, che sembra ispirarsi ai canoni narrativi ottocenteschi, ma senza nuocere al ritmo del racconto, sempre inserito nell’atmosfera storica che si intende ricreare. Perché proprio in quel contesto l’ansia di emancipazione di Beatrice e la sua deliziosa femminilità si fondono insieme per dare un tocco di particolare fascino a quell’estate prima della guerra. 

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