L’accoppiata Boldrini-Fiano rovina anche l’accordo sulla legge elettorale

19 Set 2017 18:02 - di Antonio Marras

È incostituzionale, secondo gli uffici della presidente della Camera Laura Bordini, la proposta di mediazione di Forza Italia per provare a sbloccare l’impasse in cui è precipitata la discussione sulla legge elettorale, anche a causa delle nuove norme, approvate a giugno, per il sistema del Trentino Alto Adige, che avevano reintrodotto i collegi proporzionali nella regione. Il “lodo Brunetta” proponeva di approvare una norma transitoria per posticipare ad elezioni future l’entrata in vigore della nuova legge sui collegi del Trentino, congelando, di fatto, quelli uninominali. In sostanza, la proposta – su cui la presidente Laura Bordini si è espressa negativamente – prevedeva la possibilità di rinviare il taglio dei collegi nelle elezioni successive a quelle che si terranno nel 2018 per poi ritoccare successivamente quella norma che favorisce, di fatto, la Svp. Il gruppo delle Autonomie minaccia di uscire dalla maggioranza di Governo se la norma non verrà cambiata. Il Pd e la Svp avevano posto come condizione per riprendere il Fianum, cioè il proporzionale, proprio il superamento di questa nuova norma. Da lì il tentativo di Brunetta di rinviare il tutto di un anno per non bloccare la discussione sulla legge elettorale. «Abbiamo provato a mettere in cascina il più ampio consenso mai verificato su una legge elettorale, insieme al minor tempo necessario per raggiungere l’obiettivo. Il Pd, invece, per mera scelta politica, intende cambiare rotta. Con libero spirito costruttivo valuteremo il testo perchè siamo convinti che sia comunque necessario scrivere una legge elettorale di matrice parlamentare», commenta il deputato Francesco Sisto, capogruppo di Fi in commissione Affari costituzionali di Montecitorio.

Legge elettorale, anche qui il “regista” del Pd è Emanuele Fiano

Ai tatticismi del Pd, costretto a reggere il governo con i voti della Svp, si adegua alla grande anche il relatore della legge elettorale, Emanuele Fiano – già protagonista della sciagurata normativa sull’apologia di fascismo – che ha annunciato, durante l’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali, che non presenterà il testo uscito dall’aula a giugno con le modifiche derivanti dall’emendamento Fraccaro/Biancofiore (proprio per i problemi politici legati alle proteste di Svp) e presenterà un testo base entro giovedì, il cosiddetto “Rosatellum bis”, conforme al voto d’aula (231 collegi). Fiano, inoltre, ha specificato che il nuovo testo base che verrà presentato non sarà il tedesco e terrà conto dei 231 collegi, ovviamente cercando il coinvolgimento di tutti i gruppi. Ma la strada, grazie ai tatticismi del Pd, si fa sempre più in salita.

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