La bufala dei migranti africani che salvano il nostro Pil: ora anche la Bce lo smentisce

22 Set 2017 10:43 - di Prisca Righetti

La bufala dei migranti economici in arrivo dall’Africa che salvano il nostro Pil: ora anche il report della Bce smentisce la favoletta economico-buonista. In base ai dati di Eurotower, infatti, la ripresa si deve sì ala lavoro femminile e all’apporto degli immigrati, ma di quelli provenienti dall’Est Europa, e non dai paesi dell’Africa sub-sahariana…

Quando Boeri profetizzava il possibile disastro delle nostre casse se…

Vi ricordate quella nefasta previsione – poi smontata con la veridicità della matematica percentuale e l’attendibilità dei calcoli probabilistici – secondo cui, a detta di Boeri – il presidente dell’Inps – profetizzava che «chiudere le frontiere agli immigrati» – che nel nostro caso significa impedire o dirottare gli sbarchi di migranti economici provenienti quasi esclusivamente da paesi africani – avrebbe avuto un costo pari a circa «38 miliardi» oltre che la «distruzione del nostro sistema di protezione sociale»? Ebbene, per capire come e perché questa ardimentosa e discutibile teoria – già smontata negli ultimi due mesi da addetti ai lavori a suon di obiezioni politico-economiche e riscontri vari – continui ad essere smentita nei fatti (numerici), basta dare un’occhiata all’ultimo rapporto mensile della Bce pubblicato ieri nel quale – come riporta tra gli altri il sito de il Giornale in queste ore, si sottolinea che «l’immigrazione ha dato un ampio contributo positivo alla popolazione in età lavorativa riflettendo soprattutto l’afflusso di lavoratori dai nuovi stati membri dell’Unione europea».  

Bce, non sono i migranti africani a salvare il nostro Pil

Di fatto, ragionando sull’analisi degli economisti capitanati da Mario Draghi – un report assai tecnico all’interno del quale non ci avventureremo, se non per quanto concerne il risultato finale enucleato – si evince che il sostanzioso afflusso di immigrati seguito all’ampliamento dell’Eurozona a partire dal 2004 – e che ha registrato i suoi picchi massimi tra il 2007 e il 2009 e che, come riporta sempre il Giornale «(le statistiche si possono riassumere in un flusso di circa 10 milioni di persone nei maggiori Paesi dell’Unione)» – ha alimentato tra domanda e risposta il mercato del lavoro che sarebbe stato messo in crisi dall’incombente invecchiamento della popolazione. «In questo modo – spiega allora il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti – «la domanda di lavoro ha potuto trovare uno sbocco quando la ripresa si è avviata e così sono cresciuti consumi e Pil». Il punto, però, è che questa cresciuta non si è dovuta ai migranti africani, ma ai flussi d’immigrazione all’interno della stessa area Ue. Tanto che, come scrive il Giornale, «Implicitamente l’Eurotower ha riaffermato l’importanza dell’Ue e della moneta unica come spazio economico efficiente («ottimale» per gli economisti) in quanto si incoraggia la mobilità dei lavoratori contenendo in questo modo le pressioni salariali». Il che, per la proprietà transitiva dell’eguaglianza – sempre per rimanere in ambito matematico-economico – vuol dire che la manovalanza d’importazione dall’Africa subsahariana soprattutto non ha prodotto nessun incremento positivo del Pil: e così la Bce torna a sfatare, una volta di più, il falso mito secondo cui i profughi economici salvano i nostro conti.

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