Isis, re Abdullah teme l’avanzata in Giordania. «Ma possiamo fermarla»

14 Set 2017 18:58 - di Federica Parbuoni
re abdullah di giordania vs isis

La Giordania è pronta a respingere militarmente una eventuale pressione dell’Isis sui suoi confini. È stato lo stesso re Abdullah ad affrontare l’ipotesi di una avanzata dello Stato islamico verso il sud della Siria e, quindi, verso il suo Paese. 

L’Isis «potrebbe raggiungere» il confine della Giordania

L’organizzazione dello Stato islamico (Is) in Siria «potrebbe» farlo, ha spiegato re Abdullah all’agenzia di stampa giordana Petra, chiarendo però che «noi siamo totalmente pronti e preparati a farvi fronte con tutta la determinazione». Il sovrano hashemita ha quindi assicurato che il suo regno è in grado di rispondere «a qualsiasi escalation che possa rappresentare un pericolo per noi, che si tratti dell’Isis, di qualsiasi gruppo straniero che combatte in Siria o di operazioni contro i civili nei pressi dei nostri confini che potrebbero causare nuove ondate di profughi». Abdullah, inoltre, ha parlato dell’accordo per il cessate il fuoco nel sudovest della Siria, raggiunto di recente tra Giordania, Russia e Usa, spiegando che «può essere applicato come modello anche in altre parti della Siria e contribuire a creare il clima adatto al raggiungimento di una soluzione politica alla crisi attraverso Ginevra».

Contro l’Isis una guerra internazionale a lungo termine

Per il re giordano «la guerra all’estremismo e al terrorismo è una guerra internazionale a lungo termine», in quanto «il terrorismo è transfrontaliero e minaccia la stabilità e la sicurezza del mondo intero». Per questo «è necessario continuare a lavorare nel quadro di una strategia globale, poiché tale minaccia non riguarda solo il Medio Oriente, ma tutto il consorzio umano». Per lo stesso motivo, per re Abdullah, «la liberazione di territori in Iraq e in Siria dal controllo dell’Isis non pone fine al fenomeno, che potrebbe riapparire se non saranno fornite soluzioni radicali a tutte le crisi che attraversano alcuni Paesi arabi».

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