Intervento choc sullo stupro di Rimini: “L’africano non sa che in spiaggia non si può violentare” (video)

15 Set 2017 17:14 - di Carlo Marini

«Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare una persona, perché lui probabilmente non lo sa nemmeno, non lo sa proprio». Il riferimento implicito è allo stupro di Rimini e l’effetto è catastrofico. Fanno il giro della Rete le parole di Carmen Di Genio, avvocato del Comitato Pari Opportunità Corte d’Appello di Salerno. Ed è un vortice di proteste. L’avvocato Di Genio è intervenuta nel corso di un convegno sulla sicurezza organizzato nel capoluogo campano e la sua frase ha lasciato basiti tanti utenti. Il ragionamento della giurista campana, che si inserisce all’interno di un discorso più ampio sulla necessità di integrare i migranti, forse può avere dei punti condivisibili, ma l’esposizione al minuto 3 dell’intervento (che dura cinque minuti) assume a un certo punto contorni surreali. Per correttezza d’informazione riportiamo la versione integrale video e la trascrizione di un ampio stralcio dell’intervento per consentire a ognuno dei nostri lettori di farsi un’opinione.

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Il testo completo dell’intervento su migranti e stupri

«Allora noi o andiamo ad aiutarli loro nei loro territori e li lasciamo li, oppure se noi li accogliamo li dobbiamo necessariamente integrare, li dobbiamo educare alla nostra legalità. Qua dobbiamo fare al massimo mente locale. Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare una persona, perché lui probabilmente non lo sa nemmeno, non lo sa proprio. Allora noi questi extracomunitari li dobbiamo educare alle nostre regole. Dobbiamo applicare il principio di legalità che è l’unica cosa che ci può aiutare a combattere anche il terrorismo, perché noi educandoli alle nostre regole e non ghettizzandoli come stiamo attualmente facendo, perché sbarcano e io non so come sono questi cittadini. Non possiamo accoglierli e ghettizzarli, li dobbiamo integrare nella nostra società oppure non li dobbiamo accogliere».

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