Catalogna? No, grazie, non abbiamo davvero bisogno di un altro Kosovo…

25 Set 2017 19:29 - di Giancarlo Cremonini

Durante il mio ultimo soggiorno a Barcellona, nel 2016, la cosa che più mi ha colpito negativamente, che mi ha un po’ disgustato e che certamente mi ha lasciato interdetto è che le segnalazioni stradali sono solo in lingua catalana. Il castigliano è parlato da circa un miliardo di persone in sud e centro America e negli Stati del sud degli Usa oltre che in alcune zone dell’Africa. Il catalano, per contro, è parlato solo in Catalogna da non più di cinque milioni di persone. Ma un simile comportamento denota patriottismo o devastante ottusità mentale e anche un po’ masochismo?. Che in una città a prevalente vocazione turistica come Barcellona la lingua spagnola venga bandita non è segno di una concezione deviata e devastante del nazionalismo? Ma non è tutto: all’Università di Barcellona i corsi sono tenuti in lingua catalana e non castigliana. E uno studente argentino o cileno o messicano o californiano che decide di andare a studiare in Spagna, a quale università si iscriverà? A quella di Madrid dove si parla una lingua a lui conosciuta o a quella di Barcellona dove si parla una lingua che lui non capisce? Per fare un altro esempio europeo, la lingua nazionale dell’Irlanda è il gaelico ma all’Università di Dublino i corsi sono in inglese e lo stesso vale per le università scozzesi e quelle gallesi. E certo all’università di Bilbao i corsi non saranno un lingua basca. In poche parole, stiamo assistendo in Catalogna a un movimento indipendentista velleitario e irrazionale che certo, ove vincesse, farebbe moltissimi danni. Infatti, in un mondo altamente interconnesso con sfide epocali come la immigrazione di massa, il terrorismo, il dumping cinese, non si capisce che voce in capitolo sulla scena internazionale potrebbe avere la Catalogna indipendente, che sarebbe priva di Forze Armate e anche della strutture delle ambasciate e dei consolati nel mondo. Inoltre, tenuto conto che la Spagna non consentirebbe mai ad una Catalogna secessionista di entrare nella Unione europea, il distacco da Madrid avrebbe conseguenze esiziali anche sull’economia della Regione che non riuscirebbe più ad esportare i propri prodotti. Concludendo, va detto che in Europa in questo momento di tutto abbiamo bisogno tranne che di un nuovo Kosovo nella penisola iberica. Anche perché una secessione catalana genererebbe inevitabilmente un effetto emulativo in tutte le altre piccole patrie che abbiamo in Europa, come la Bretagna, la Corsica, la Sardegna, l’Alto Adige, il Galles i Paesi Baschi e via dicendo. Una polverizzazione dell’Europa farebbe solo il gioco della grande Germania. Unita, monolitica, senza minoranze etniche e con un peso demografico ed economico enorme. La speranza è che la Germania, per bassi interessi di bottega, non faccia in Spagna la stessa politica di disgregazione che fece nei Balcani. La tentazione di creare una Catalogna satellite della Germania, come avvenuto con la Slovenia e la Croazia, potrebbe essere grande a Berlino.

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