Braccialetto elettronico ai migranti, la ricetta del sindaco di Rovigo per la sicurezza

26 Set 2017 14:03 - di Lorenza Mariani

Per il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin c’è un solo modo di controllare l’agire indiscriminato di profughi e migranti e di garantire la sicurezza delle nostre città presidiate e sempre più pericolose: disporre del braccialetto elettronico da utilizzare per migranti e profughi, a detta del sindaco e di molti fautori della proposta, ormai l’unica possibilità rimasta alle amministrazioni locali di agire preventivamente su «sicurezza e presidio del territorio».

Braccialetto elettronico ai migranti: la proposta del sindaco di Rovigo

La proposta del primo cittadino di Rovigo, (della Lega Nord), sicuramente farà alzare gli scudi dei soliti buonisti che, alle recriminazioni mosse, per esempio, sugli stupri di Rimini e Roma, hanno trovato giustificazioni e repliche piccate, che Bergamin cita tra le righe dell’iniziativa da lui avanzata e a cui replica spiegando il perché del suo suggerimento: «Le vicende di queste ultime settimane – vedi Rimini, Roma e Rovigo “Galleria Balotta”, solo per citare alcuni esempi, prosegue ancora il sindaco di Rovigo – ancora una volta dimostrano quanto sia disorganizzato il sistema politico-burocratico italiano per quanto riguarda la gestione dei clandestini-richiedenti asilo. Si offre vitto, alloggio, cure mediche, e quasi la cittadinanza, a persone che spesso non rispettano alcuna regola della convivenza civile. I dati definitivi ci dicono che solo ad una percentuale minima – meno del 10% – dei richiedenti asilo, viene riconosciuto la status di rifugiato… Reputo quindi opportuno che, i richiedenti asilo, vengano costantemente monitorati in quello che fanno di giorno e di notte e nel contempo rimanga traccia dei loro spostamenti – sottolinea in conclusione Bergamin –; se la sera devono essere all’alloggio che li ospita, non li si può trovare a gozzovigliare in giro per la città».

Un’iniziativa che nasce da importanti considerazioni: ecco quali

Una proposta, quella di Bergamin, che come ribadito dallo stesso sindaco di Rovigo, «va oltre le strumentalizzazioni politiche, e si occupa della sicurezza dei cittadini e del rispetto della legalità… Non si tratta di limitare la libertà di circolazione o di espressione, ma di operare un controllo maggiore alla luce di molte notizie che dimostrano come questo Paese per molto tempo non abbia regolato adeguatamente i flussi migratori a discapito degli italiani». Costretti ad accogliere e, ultimamente sempre più spesso purtroppo, anche a subire violenze e torti che slatentizzano un incremento della brutalità diffusa nei piccoli come ne grandi centri del Belpaese. Non solo: come opportunamente rilevato ancora dal primo cittadino di Rovigo, «negli ultimi anni sono state stanziate più risorse per gli immigrati – quasi 5 miliardi di euro – che per i nostri giovani, anziani e persone in difficoltà, a cui questo governo di sinistra ha destinato solo le briciole», e allora, sarà pur lecito, quanto meno, controllare come chiede Bergamin, «chi è ospitato nei nostri territori con strumenti elettronici all’avanguardia che consentano alle forze dell’ordine di rintracciarlo in tempo reale, e nel caso di problemi di ordine pubblico, sanzionarlo opportunamente, punendolo con il rimpatrio nel paese di provenienza»? La risposta, di potrebbe dire parafrasando qualcun altro, sorge spontanea…

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