Palermo, omicidio di mafia accanto al Tribunale, preso il killer mentre fugge

26 Ago 2017 15:00 - di Paolo Lami

La mafia torna a sparare e ad uccidere a Palermo, in pieno centro, proprio accanto al Tribunale. E lo fa con un omicidio a suo modo spettacolare, con la vittima, un fruttivendolo trentenne, inseguita in pieno giorno, e freddata in mezzo alla gente mentre cerca di sfuggire al killer rifugiandosi in uno dei mercati più popolari e popolosi, quello del quartiere Lo Capo, frequentatissimo da turisti e palermitani.

Sono le 7 e 30 del mattino, il mercato Lo Capo, a ridosso del grande edificio bianco del Tribunale di Palermo, va animandosi. I pescivendoli stanno mettendo in mostra i propri banchi coloratissimi dove in molti si recano a mangiare il pesce crudo. Alla bancarella di frutta e verdura sistemata, poco prima di Porta Carini, di Andrea Cusimano, fruttivendolo di 30 anni con precedenti estorsione, usura e associazione a delinquere si avvicina un uomo sceso da una Smart nera.

Inizia una discussione che degenera in una violenta lite. quand’ecco che esplode una lite violenta. L’uomo sceso dalla Smart inizia a sparare contro il fruttivendolo che tenta di scappare. Cusimano cerca scampo fin dentro il mercato. Inutilmente. Il killer lo insegue e gli spara in mezzo alla gente. Diversi colpi, almeno tre, fino a quando il fruttivendolo non si accascia al suolo. Cusimano morirà poco dopo essere giunto all’ospedale Civico di Palermo.

Poi il killer si dirige verso la Smart dove ad attenderlo c’è il complice. I due tentano di scappare. Ma due carabinieri in servizio di controllo del territorio nella zona intervengono. Uno dei militari insegue la Smart e riesce a tirare fuori dall’abitacolo, a forza, il killer. Il complice, invece, riesce a fuggire ed è tuttora ricercato anche con l’ausilio di un elicottero che da ore sorvola la città.
Solo a quel punto spunta il nome del killer del fruttivendolo. Si chiama Calogero Lo Presti, 23 anni, cugino di secondo grado di Tommaso Lo Presti, boss di spicco di Porta Nuova, quartiere di Palermo ad altissima infiltrazione mafiosa. Parentele eccellenti da cui si parte per chiarire il movente dell’agguato. Nel suo passato una lunga sfilza di precedenti penali, ricettazione, furto aggravato, guida senza patente, ma nessuno legato alla mafia.

Poco dopo i carabinieri di Palermo ritrovano anche la pistola utilizzata per l’agguato che il killer aveva gettato tra i vicoli del mercato, in un piccolo cortile, cercando così di disfarsene: un revolver di marca “Lebel” di fabbricazione francese, calibro 8. Dalle telecamere di videosorveglianza della zona potrebbe arrivare qualche certezza in più sulla dinamica dell’omicidio. Che lascia intravedere scenari inquietanti.

La giunta della star antimafia Leoluca Orlando sembra non essere un problema per Cosa Nostra. Che usa la città, anzi, la parte più scenografica e iconica della città, per dare spettacolo e tornare a fare sentire la propria voce. In barba ai proclami e agli slogan di Orlando.

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