Migranti, l’ira di don Gigi Larizza: “Ecco cosa gli farei”

10 Ago 2017 11:40 - di Redazione

Un prete controcorrente – a dire poco – che se ne infischia dei buonismi boldriniani e che dice che non gli importa se lo chiamano “razzista”. Ce l’ha a morte con l’invasione di migranti in atto e soprattutto con i migranti musulmani, dei quali offre un parellismo storico che farebbe inorridire la sinistra radical- chic: «Non riuscendo a conquistare l’ Europa con le armi, ci stanno mandando tanti barconi con pochi poveri e molti delinquenti». Perché in fondo «il loro modo di invadere il mondo con il loro credo è lo stesso usato dagli Achei assedianti Troia», leggiamo su Libero e su altri siti online che hanno ripreso le sue dichiarazioni.
Non è Salvini o un populista di quelli tanto deprecati, ma un prete della parrocchia del Sacro Cuore, a Taranto, di nome Giuseppe Larizza,  sacerdote dal ’75 e da allora per tutti è don Gigi. Spero saltato alle cronache per la sua diatriba con il l’ ex sindaco Ippazio Stefano, perché don Gigi lo accusava di essere un anti-italiano, «Uno che sfratta ed è pronto a buttare sulla strada i tarantini pur di riverire e dare accoglienza agli stranieri».

Don Gigi sfata i falsi miti dell’accoglienza e per sua stessa esperienza stigmatizza il comportamente di tanti stranieri che vengono in Italia. «Migranti scontenti del trattamento ricevuto», «gente che non sa dire grazie. «Peccato» – leggiamo,  dopo avere sentito uno di loro lamentarsi dell’ accoglienza in un’ intervista: «dovevano lasciarti in mare per divenire esca per i pesci». Fulmini. «Si tolga quel colletto che porta indegnamente!» urlò il solito ex sindaco. Non solo, l’ arcivescovo di Taranto, «Filippo Santoro, quando ad aprile 2016 scoprì che don Larizza stava apparecchiando messa per Benito Mussolini e Giovanni Gentile», fu sul punto di  svenire…

Contro Napolitano e la Boldrini

Molto attivo sui social, don Gigi ha commentato poco tempo fa la notizia di un gruppo di militari che a due passi dalla stazione di Napoli ha bloccato uno straniero ed è stato accerchiato e aggradito da uno squadrone di immigrati inferociti che vogliono impedire il fermo. «In casi come questi» mette per iscritto il prete «per legittima difesa della Nazione, autorizzerei i militari a sparare». Virulente le sue intemerate contro l’ ex presidente Giorgio Napolitano, ma soprattutto contro ciò che sta facendo la “Boldrina” agli italiani. Dai piani alti della Chiesa c’è un c erto imbarazzo. «Don Luigiè stato più volte invitato a prendere posizioni più equilibrate e a stemperare i modi», siu legge. Ma don Gigi dice quello che pensa: «Io mi pongo delle domande». Eccole. Uno: «Si dice che sono poveri. Ma se sono poveri, da dove hanno preso i soldi per arrivare qui? Dicono che per la sola traversata hanno pagato 2mila euro a testa». Due: «Si dice che sono poveri. Ma il povero sa dire grazie e sa accontentarsi. Questi vengono e non dicono grazie, ma pretendono e compiono atti di violenza, incendiando i centri di accoglienza, picchiando i nostri poliziotti, e minacciando».
Tre: «Si dice che sono poveri. Ma come mai hanno telefonini e tutto ciò che i nostri poveri non sognano neanche di poter possedere?». Quattro: «Si dice che sono poveri. Ma come mai, subito dopo questi sbarchi, arrivano miliardi di euro per costruire università, moschee e centri culturali musulmani? Perché noi dobbiamo pagare per il loro mantenimento e loro comprano tutto?».  Incontenibile don Gigi: «Si parla di multiculturalismo. Ma il multiculturalismo deve vedere due pari a confronto. Perché a noi viene imposta la loro cultura e a noi, nei loro territori, non viene consentito neanche di tenere una Croce al collo?».

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