L’imam Es Satty fu espulso nel 2014, ma un giudice gli concesse di restare

22 Ago 2017 14:33 - di Paolo Lami

Era stato detenuto, condannato a 4 anni e, poi aveva ricevuto un ordine di espulsione dalla Spagna nel 2014. Ma Abdelbaki Es Satty, l’imam di Ripoll considerato la mente degli attacchi di Barcellona e di Cambrils, non aveva mai lasciato il paese. I suoi avvocati avevano fatto ricorsi su ricorsi appigliandosi ad ogni cavillo possibile. E, alla fine, un giudice amministrativo gli aveva concesso di restare. Aprendo, di fatto, la strada  alla strage.

Ancora sotto choc per i terribili attentati, la Spagna si interroga per capire come sia potuto accadere che uno straniero conosciuto e tanto rischioso come Abdelbaki Es Satty possa essere sfuggito ai controlli. E lasciato libero di organizzare le stragi che hanno insanguinato il Paese iberico. In queste ore si scava fra le carte e le scartoffie per ricostruire l’iter amministrativo che ha consentito a Es Satty di rimanere, praticamente indisturbato, in Spagna.

Per quanto possa sembrare incredibile, Es Satty non ha mai lasciato il Paese. Secondo quanto riferisce El Mundo, l’imam marocchino era infatti stato condannato a quattro anni di prigione per crimini legati al traffico di droga, in parte trascorsi nel carcere di Castellon.

Il 29 aprile del 2014 viene liberato con un ordine di espulsione, ma i suoi legali presentano un ricorso, prima presso la Delegacion del Gobierno, invocando la tutela dei diritti internazionali per il loro assistito.
Passa l’estate del 2014 e, a settembre, la richiesta viene respinta. Gli avvocati di Es Satty si rivolgono, così, alla giustizia amministrativa. E, a quel punto, un  giudice che si occupa del caso, la Corte numero 2 del Contenzioso di Castellon, gli concede di rimanere legalmente nel paese.

Ma per rafforzare ulteriormente lo status di residente legale in Spagna, gli avvocati di Es Satty il 29 novembre del 2014 fanno richiesta d’asilo.
El Mundo non ha avuto accesso al fascicolo e non conosce, al momento, l’esito della domanda. Ma secondo gli esperti si tratta di una pratica comune in casi come quello di Es Satty, anche semplicemente per legittimare di più la presenza di un cittadino straniero in Spagna.

La conseguenza più immediata della decisione del giudice è stata, a quel punto, che Es Satty ha potuto muoversi liberamente non solo in Spagna ma, anche, in tutti i 26 paesi dello spazio Schengen, Italia compresa. E, infatti, la giustizia di Bruxelles ha ora ammesso che Es Satty è stato in Belgio ma che non si è potuto fare nulla perché non era, di fatto, stato segnalato come sorvegliato dalla Spagna.

E ricostruendo gli spostamenti dei membri della cellula terroristica che ha portato gli attacchi a Barcellona e Cambrils si è scoperto in queste ore che alcuni membri sono stati in Francia nelle ultime settimane. Lo ha rivelato il ministro degli Interni francese, Gerard Collomb, parlando con l’emittente Bfmtv.

«L’auto (l’Audi A3 utilizzata a Cambrils, ndr) è stata fotografata nella regione parigina – ha detto il ministro – Non conoscevamo questi individui. Noi abbiamo trasmesso le informazioni. Questo gruppo era venuto a lavorare a Parigi, ma è tornato indietro rapidamente».
La presenza dell’Audi A3 con a bordo quattro persone «è stata rilevata da un radar» ad Essonne, nella regione di Parigi, il 12 agosto scorso, cinque giorni prima degli attacchi. «E’ stato un viaggio di andata e ritorno estremamente rapido”, ha detto Collomb, mentre Le Parisien cita una fonte di polizia secondo cui il gruppo avrebbe comunque trascorso una notte in un albergo a sud della Capitae, tra l’11 ed il 12, prima di fare rientro in Spagna.
Secondo il ministro,«è troppo presto» per dire quali fossero i motivi del loro viaggio, ma a suo dire potrebbe essere stato «per lavoro».

Quattro di loro, quelli arrestati per gli attacchi a Barcellona e Cambrils, sono arrivati stamattina in Tribunale, davanti ai giudici dell’Audiencia nacional a Madrid.
Driss Oukabir
– che la sera di giovedì scorso, quando era stato indicato come l’autista del furgone noleggiato che si era schiantato sulla Rambla, si era presentato alla polizia, sostenendo che gli fossero stati rubati i documenti – Mohamed Houli Chemlal, rimasto ferito nell’esplosione della villetta di Alcanar, dove sono state rinvenute 120 bombole di gas che avrebbero dovute essere utilizzate per un attentato di ben più ampie proporzioni, Salah El Karib e Mohamed Aallaa.

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