«Fascismo, stile di vita». E scatta il “linciaggio” per il consigliere aquilano di FdI

4 Ago 2017 14:55 - di Antonio Marras

Ha osato scrivere il suo pensiero ma in tempi di legge Fiano anche questo è diventato un problema. «Il fascismo è uno stile di vita, lavoro, fede, umiltà, non è reato… La Boldrina vuole demolire le nostre strutture… Sappi che a questo punto all’Aquila non resta più niente: ciò che è rimasto in piedi sono gli edifici dell’illustre Adelchi».

Poche parole, quanto basta per far scattare la  bufera politica sul consigliere comunale dell’Aquila Daniele D’Angelo, vicepresidente della commissione Bilancio, eletto con Benvenuto Presente, la lista civica del sindaco del capoluogo abruzzese Pierluigi Biondi, esponente di Fratelli d’Italia. Quelle sue frasi su Facebook, nelle quali ironizzava anche su Laura Boldrini, storpiandole un po’ il nome – «Ma era solo un errore di battitura», spiega lui – gli sono valsi una dura polemica in Consiglio comunale, di cui dà notizia il quotidiano Il Centro. Le opposizioni si sono scatenate: «Non si possono dare spazio alle provocazioni e ai nostalgismi, nella pericolosa illusione di ridare fiato e spazio a sentimenti e posizioni che la nostra Costituzione mette al bando. L’Aquila non ha bisogno di illegalità e di neofascismi», è la posizione espressa, in un a nota, nel consiglio comunale dell’Aquila. 

Il fascismo, il podestà e la rabbia della sinistra

Ma ciò che affatto irritare la sinistra, più di ogni altra cosa, è quel riferimento finale che D’Angelo – detto Parkkeller – ha fatto al gerarca Adelchi Serena, podestà aquilano dal 1926 al 1935, fautore della “Grande Aquila” nel 1927, poi ministro dei Lavori pubblici. La rievocazione di quel passato viene considerata intollerabile dall’opposizione di sinistra, ma a quanto pare il sindaco di Fratelli d’Italia Pierluigi Biondi, chiamato in causa, non ne fa una tragedia, anzi…

«Non è che le frasi espresse dal consigliere D’Angelo siano così strane. Quando afferma che quei palazzi non sono mai caduti, dice una verità lampante, sotto gli occhi di tutti – ha detto ai media abruzzesi – Dire che negli anni Trenta si è costruito bene non è un attacco alla democrazia. Serena ha avuto una visione della città dell’Aquila». Anche D’Angelo non si smuove di un millimetro: «La stima che circonda Adelchi Serena è qualcosa che accomuna la maggior parte degli aquilani a prescindere dal credo politico, vista la sua capacità gestionale che diede all’Aquila strutture urbanistiche e sportive ancora oggi utilizzate e aperte al pubblico». 

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