È morto Guido Rossi, già presidente Consob e Telecom. Un uomo di potere

21 Ago 2017 17:25 - di Domenico Labra

È morto Guido Rossi. Ovvero uno di quegli uomini che più e meglio di altri (equiparabile forse solo a Cuccia) ha incarnato quel potere senza aggettivi e obliquo che vige dal dopoguerra in Italia. Nato a Milano il 16 marzo del 1931, era laureato in giurisprudenza. È stato, perciò, al comando di diverse aziende italiane e ha lavorato per altrettante: quasi tutte pubbliche o private ben foraggiate dallo Stato. Nella sua carriera è stato poi, presidente della Consob, il massimo organismo di vigilanza in borsa. Ed è stato anche senatore dal 15 febbraio 1981 al 10 agosto 1982 della Sinistra indipendente, il gruppo che veniva eletto grazie alla magnanimità dell’allora Partito comunista. Anche questo la dice lunga su potere e frequentazioni. Ma Rossi non si fermò alle pochezze della politica. Fu presidente del gruppo FerFin-Montedison dal 1993 al 1995 e della Telecom dal 30 gennaio 1997 al 28 novembre 1997. Altrochè potere. Altrochè Parlamento. Non c’era certo necessità di voti o elezioni per certi campioni della Razza padrona! Nel 2006 Guido Rossi è stato nominato anche commissario straordinario della Fgci. E così si è pure goduto in diretta il trionfo di Berlino e la cacciata agli inferi della odiata Juventus. Perchè Rossi s’era intestato anche Calciopoli. Si deve a lui, interista sfegatato, la retrocessione della Juve, squadra campione d’Italia, in serie B. Con contestuale assegnazione alla “sua” Inter dello scudetto tricolore. La Juve subì e tacque. E neppure s’inalberò più di tanto per lo “scippo”. Tant’è vero che Rossi l’anno dopo, nel 2007, assunse il ruolo di consulente Fiat: il potere è tutto, ça va sans dire!

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