A proposito di Lloret de mar: la cultura dello sballo non può essere un valore

16 Ago 2017 12:57 - di Lino Lavorgna

Condividere il dolore di genitori che perdono un figlio ventenne attiene alla civiltà e quindi l’abbraccio forte ai genitori di Niccolò Ciatti è doveroso. (So bene quanto possano sentirsi devastati, avendo perso mio Fratello a poche settimane dal suo diciottesimo compleanno). Ciò premesso, occorre dire alcune cose senza riserve diplomatiche perché la “sacralità della vita”, concepita nella sua accezione più ampia e quindi non solo nel rapporto con la morte, merita un rispetto ancor maggiore di quello che va tributato a chi soffra per una grave perdita. Cose che vanno dette ai giovani, in primis, perché al di là di ogni realtà vale sempre l’antico monito: “Quisque est faber fortunae suae” (Evitate di correggermi please: lo so che in rete trovate scritta la massima in altro modo, ma per quanto grammaticalmente corretta anche l’altra versione, sintatticamente preferisco questa) e poi ai genitori e a chiunque, nell’esercizio delle proprie funzioni, abbia a che vedere con la formazione dei ragazzi.

LA VITA E’ SACRA

Il “divertimento”, termine che deriva da quello latino “divertĕre”, ossia allontanarsi, volgere altrove le proprie attenzioni, assume una valenza rispettabile solo quando costituisce “una parte”, e non certo la più importante, delle attività espletate dagli esseri umani, per di più nel rispetto di regole che privilegino la sua funzione primaria: ritemprare corpo e mente in modo gradevole. Quando il divertimento assume una valenza primaria e si trasforma in sballo, grazie anche all’utilizzo di droghe e alcool, va condannato senza riserve. Troppi giovani vivono rispettando una scala di valori completamente “sballata” rispetto a quella che dovrebbe caratterizzare il quotidiano agire, rovinandosi in tal modo la vita. La loro e quella altrui.

LlORET DE MAR E I LUOGHI DELLO SBALLO

Parliamo della cittadina catalana perché ancora una volta assurta alla ribalta della cronaca per una tragedia, ma è ben chiaro che è solo uno dei tanti luoghi che “meritano” un’attenzione particolare da parte di chi realmente abbia a cuore l’integrità psicofisica dei giovani. In questi posti droga e alcool sono reperibili con la stessa facilità con la quale si comprano noccioline nelle sagre di paese. Non solo. Il clima che si genera, grazie all’euforia innescata da una miscela esplosiva di vari elementi, annulla l’effetto dei “freni inibitori”, lasciando i singoli soggetti in preda a incontrollato delirio. Ci si allontana dalla realtà e ci si lascia andare a comportamenti abnormi, non usuali e spesso pericolosi. Senz’altro pericoloso è accompagnarsi con facilità a chicchessia, fidandosi ciecamente, come accadde alla povera Federica Squarise, che proprio a Lloret de Mar trovò la morte per essersi allontanata con un peruviano, “pensando” di concedersi solo una passeggiata e pagando a caro prezzo il rifiuto delle avances sessuali. Senz’altro deprecabile, invece, abbandonarsi al sesso facile con sconosciuti. Non si tratta di essere retrogradi e bacchettoni. Un conto è concedersi una scappatella trasgressiva, che oggi non scandalizza nessuno, altra cosa è quella di cui sono stato diretto testimone in una discoteca, sempre in Spagna, ma non a Lloret de Mar: parte il classico trenino e quindi ciascuno si trova davanti e dietro perfetti sconosciuti.

IL DIVERTIMENTO DA DISCOTECA

Una strafiga con minigonna stratosferica ha alle sue spalle un giovane sui venti anni che, a un certo punto, trasferisce le mani dalle spalle al seno dopo essersi sbottonato i pantaloni e spinto il suo membro nell’ano di lei, che si gira sorridendo ed estasiata, per poi staccarsi dal trenino e trascinare il suo improvvisato partner su un divano. (Un esempio emblematico tra i mille che tanti potrebbero raccontare). Lo so che per un genitore è difficile “imporre divieti” ai propri figli, ma è ben chiaro che a certi livelli occorre imporsi, anche se è preferibile partire da lontano, sin dalla più tenera età, inculcando valori e princìpi sani che contribuiscano quanto meno a tenere lontano droga e alcool. E’ già un primo passo. Poi occorrerebbe far nascere il “disgusto” per quel rumore che viene spacciato per musica, magari inducendo i ragazzi a innamorarsi della vera musica. E questo è già più difficile. Chi vi riesce, però, vince la partita e alleva figli sani, che inevitabilmente diventeranno a loro volta “vincenti” nelle sfide che dovranno affrontare nel corso della vita.

IL LASSISMO E’ UNA COLPA. NON SOLO QUELLO DEI GENITORI

Se è vero che ciascuno è artefice del proprio destino e in posti come Lloret del Mar è preferibile non andare, vi è da restare stupefatti nell’apprendere che due degli aggressori del povero Niccolò abbiano già lasciato il carcere. Forse il magistrato ha operato nel rispetto di leggi ben precise. In questo caso sono sbagliate le leggi. Occorre reprimere, e in modo incisivo, azioni scellerate come quelle che hanno portato alla morte di Niccolò. Il lassismo, in tal senso, si trasforma in incentivo a delinquere. Lo stesso dicasi per i troppi imbecilli che provocano disastri sulle strade. Non si è ancora spenta l’eco dell’ubriaco che, pochi giorni fa, ha travolto e ucciso un giovane avvocato a Milano e già siamo costretti a registrare una nuova tragedia: un altro ubriaco ha causato la morte di tre persone a Trani, rimaste intrappolate nell’auto che ha preso fuoco.

E’ decisamente troppo e chi resta inerme al cospetto di siffatte tragedie, di esse si rende, in qualche modo, corresponsabile.

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