25 anni fa moriva Giorgio Perlasca, il fascista che fu Giusto tra le Nazioni

12 Ago 2017 17:45 - di Corrado Vitale

Giorgio Perlasca se ne è andato un ferragosto di 25 anni fa. Ma la sua storia è patrimonio da non disperdere. Una figura straordinaria quelle di Perlasca. Nato a Como nel 1910, aderisce al Partito nazionale fascista negli anni Venti. Negli anni Trenta, parte come volontario, prima per l’Africa Orientale e poi per la Spagna, dove combatte in un reggimento di artiglieria al fianco del generale Franco. Al suo congedo, ottiene da Franco un documento che recita «in qualunque parte del mondo ti troverai, rivolgiti alle ambasciate spagnole». Questo gli darà la possibilità in seguito di cambiare la sua identità. Il suo rapporto con il fascismo entra in crisi allo scoppio della guerra. Perlasca non condivide né l’alleanza con la Germania né le leggi razziali del 1938. Non aderisce alla Rsi, però non diventerà mai antifascista. Si tratta quindi di una figura particolare, che rompe con gli schemi ideologici del suo tempo e in cui è forte, come dimostrerà di lì a breve in Ungheria, un fortissimo sentimento di umanità. Nel 1944 è a Budapest in qualità di agente venditore per una ditta di Trieste e decide di impegnarsi direttamente per sottrarre vite umane alle persecuzione razziale. Grazie al documento rilasciatogli da Franco, può fingersi diplomatico spagnolo e ad assumere l’identità di un inesistente Jorge Perlasca. Con tale stratagemma, riuscì a salvare migliaia di ebrei rilasciando falsi salvacondotti che conferivano la cittadinanza spagnola. Strappò letteralmente, dalle mani delle Croci Frecciate, i deportati sui binari delle stazioni ferroviarie. Perlasca arrivò anche a scongiurare l’incendio e lo sterminio del ghetto di Budapest minacciando il governo di fantomatiche ritorsioni sui cittadini ungheresi residenti in Spagna. Ma la straordinaria personalità di Perlasca emerge anche da un altro, significativo particolare: quando tornò in Italia, dopo la fine della guerra, non rivelò a nessuno le sue gesta eroiche. Ritenne di aver fatto semplicemente il proprio dovere di uomo e ricominciò a vivere una vita normale e anonima. La sua storia diventa pubblica solo grazie alla testimonianza di alcune donne ebree ungheresi che erano bambine all’epoca delle persecuzioni. Le testimonianze dei salvati sono numerose, arrivano i giornali, le televisioni, i libri, e lo stesso Perlasca si reca nelle scuole per raccontare quel che aveva compiuto. Era venuto il momento di divulgare il suo splendido segreto e di rendere una grande testimonianza morale. Perlasca fu proclamato da Israele, nel 1989, “Giusto tra le nazioni”, titolo conferito a tutti i non ebrei che si impegnarono, a rischio della propria incolumità, a sottrarre vite alla persecuzione antisemita durante la Seconda guerra mondiale.

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