Vasco mette sul palco Nietzsche e Alfredo e non è la prima volta nella musica pop (video)

2 Lug 2017 11:19 - di Redattore 54

Un sole infuocato che sorge sul palco del mega-evento. Le note di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss. Il popolo dei 230mila in delirio. E poi arriva lui, col giubbotto giallo. Olè olè olè, Vasco…Vasco. E le note e le strofe di “Colpa d’Alfredo“. Ed è subito storia, è subito magia. Perché si festeggia a Modena, dove tutto è cominciato. 

Vasco Rossi, con ardito guizzo situazionista, mette insieme, sullo stesso palco, Nietzsche e Alfredo. La sua passione nicciana non è del resto una novità: “Io Nietzsche lo leggo quando voglio uscire fuori da qualche situazione, quando ho bisogno di affrontare qualcosa. Perché ti cambia la prospettiva, ti fa pensare in un altro modo. Lui isola la prospettiva del malato che ama la propria la malattia, te la fa vedere. E così ti costringe a cambiare”. 

Ma non è il solo, Vasco Rossi, a portare un po’ degli aforismi di Nietzsche nella musica pop, a favorire quella contaminazione tra filosofia alta e immaginario collettivo che ha fatto la fortuna postuma dell’autore di Zarathustra, così caro ai moderni e ai postmoderni per la sofferenza con la quale ha squadernato dinanzi ai loro occhi l’orizzonte corrusco e terribile del nichilismo. 

E non c’è nemmeno bisogno di scomodare la celebre battuta resa globale da Woody Allen: “Dio è morto, Marx pure e anch’io non mi sento tanto bene”. Nella tradizione canora italiana non mancano citazioni “leggere” del filosofo di Geneaologia della morale. Da Zucchero Fornaciari e le sue stelle danzanti  (“Che devi avere un caos dentro di te per far fiorire una stella che balla”, nella canzone Baila Morena del 2001) a Enrico Ruggeri e la “corda tesa” tra realtà e fantasia nella canzone Il Funambolo.

Solo evocazioni fugaci in questi brani. Inserti ragionati invece nelle canzoni di Franco Battiato. Basti pensare al testo di Tramonto occidentale (1983), il cui titolo spengleriano è già tutto un programma: “Tornerà la moda dei vichinghi, torneremo a vivere come dei barbari, Friedrich Nietzsche era vegetariano, scrisse molte lettere a Wagner, ed io mi sento un po’ un cannibale e non scrivo mai a nessuno”. 

Nietzsche che percorre le fantasie canore di tanti cantautori in un eterno ritorno di analogie, fino all’omaggio che Vasco gli ha tributato ieri dal Modena Park. E solo il rocker di Zocca poteva avere l’ardire di accostarlo a una storia da discoteca, alla storia di uno andato in bianco per colpa di Alfredo e di lei che “è uscita mano nella mano con quell’africano che non parla neanche bene l’italiano”. 

 

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