Sos acqua a Roma, Zingaretti chiude i rubinetti e poi lancia la psicosi

22 Lug 2017 14:39 - di Romana Fabiani

Allarme siccità nella Capitale. Ma anche guerra di posizione tra Pd e Cinquestelle a scapito dei romani che pagano bollette salare per l’acqua e rischiano di rimanere all’asciutto. A lanciare un nuovo allarme è Nicola Zingaretti, lo stesso che ha deciso di interrompere l’abbeveraggio dal lago di Bracciano, in provincia di Roma, a causa dell’abbassamento del livello dell’acqua. Il Pd si precipita ad applaudire al “coraggio” del governatore del Lazio che lascia il cerino in mano alla povera Raggi, che, dopo il fuor d’opera sulla chiusura delle fontanelle (i caratteristici “nasoni” capitolini), promette che farà il possibile per evitare il peggio.

Sos acqua, lo scontro Zingaretti-Raggi

«Il livello del lago di Bracciano si è abbassato con il rischio di catastrofe ambientale, Abbiamo tempo 7 giorni per trovare tutte le possibilità per limitare al massimo il disagio per i cittadini, ma è sbagliato chiudere gli occhi. Sta finendo l’acqua a Roma», aveva detto venerdì  Zingaretti annunciando la delibera che dal 28 luglio sospende il prelievo delle acque dal lago di Bracciano, «far uscire l’acqua dai rubinetti è un diritto ma dobbiamo fare i conti con un problema enorme che è la siccità». Tanto per non deludere gli elettori, poi, aggiunge una vena di polemica internazionale: «Mi piacerebbe invitare qui Donald Trump per fargli capire cosa significa non rispettare gli accordi sul clima…».

Un milione e mezzo di romani a rischio

Immediato il plauso del Pd.«Oggi è una giornata storica da segnare in rosso sul calendario di ogni cittadino del lago – commenta soddisfatto il deputato dem, Emiliano Minacci, «è un atto fondamentale quello adottato dal presidente Zingaretti e dall’assessore Refrigeri che mette fine all’azione arrogante e speculativa perpetrata da Acea Ato2 in questi mesi». L’ordinanza emessa dalla Regione Lazio, inoltre, impone alla società di piazzale Ostiense (di cui il Campidoglio ha la maggioranza), che gestisce la rete idrica romana, di trasmettere alla Direzione regionale i dati giornalieri del livello idrometrico. Da qualche ora l’allarme è diventato psicosi «È una tragedia. Sta finendo l’acqua a Roma», dice Zingaretti intervistato al TgCom24. Acea, dal suo canto, avverte di essere “costretta” ad attuare la turnazione della fornitura, che riguarderà un milione e mezzo di romani. La sindaca Raggi, come sempre, balbetta. «Chiaramente la mia preoccupazione come sindaca di Roma è che sia fatto tutto il possibile per assicurare l’acqua ai cittadini, agli ospedali, ai vigili del fuoco, alle attività commerciali. Mi auguro che Regione e Acea trovino quanto prima una soluzione condivisa. Va fatto quanto necessario per aiutare e tutelare oltre un milione di romani». Insomma lo scontro politico tra Acea e Regione Lazio e tra Zingaretti e il Campidoglio rischia di lasciare un milione e mezzo di romani con l’acqua a singhiozzo. Il presidente di Acea, Paolo Saccani, va al contrattacco: «Questo atto della Regione è abnorme e illegittimo, ma soprattutto inutile per il lago, dal quale vengono prelevati appena 86mila metri cubi al giorno. Ma da qui a 7 giorni non troveremo nessuna soluzione se non razionalizzare l’acqua a Roma e ai romani, al Vaticano, ai palazzi istituzionali, alle attività produttive. Non faremo certo un bene all’immagine d Roma e dell’Italia…». 

Rampelli: Regione e Campidoglio chiedano scusa

Sull’emergenza idrica, per Fabio Rampelli, Regione, Comune e Acea inizino dovrebbero iniziare a chiedere scusa ai romani «invece di mettere in onda questo indecoroso scaricabarile. La Raggi, tavendo il Campidoglio la quota di maggioranza di Acea, avrebbe subito dovuto costringere l’azienda a effettuare quei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per riparare acquedotti colabrodo che producono un record negativo di sprechi. Chieda scusa per non averlo ancora fatto dopo 15 mesi di governo della Capitale e dell’Acea. Zingaretti – conclude Rampelli – si vergogni per la decisione unilaterale di bloccare la captazione dell’acqua dalla riserva idrica di Bracciano, presa solo per mettere in difficoltà il Campidoglio».

 

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