Sbarchi e migranti, così Renzi e Alfano hanno fatto scacco matto all’Italia

8 Lug 2017 10:58 - di Niccolo Silvestri

Lo ha detto Emma Bonino, l’ha confermato Mario Mauro, lo certifica ora Repubblica: sulla questione migranti l’Italia si è fatta scacco matto da sola. Correva l’anno 2014, al governo c’era Matteo Renzi e al Viminale Angelino Alfano. Il Mediterraneo è già un vulcano in ebollizione che sputa barconi carichi di disperati mentre ad oriente è la rotta balcanica ad assicurare a chi scappa dall’Isis e dagli orrori delle guerre jhaidiste il corridoio per l’Europa. Fino al novembre di quello stesso anno, il Mediterraneo era stato presidiato dalla missione Mare Nostrum, impegno tutto italiano che ci costava, tra impieghi della Marina e dell’Aeronautica, la bellezza di 9,5 milioni al mese. Decisamente troppi anche per una nazione come l’Italia, seconda a nessuno quanto a generosità negli sforzi umanitari. Ecco dunque spiegato perché, quando l’agenzia Frontex propone di sostituire Mare Nostrum con Triton, il cui costo è a carico del bilancio Ue e che impegna tutti i Paesi membri a fornire a turno i mezzi aeronavali con cui presidiare il tratto del Mediterraneo centrale, il governo italiano, nella persona di Alfano, non sta lì a pensarci due volte e spaccia la nuova missione come una vittoria del governo in Europa. In realtà, ci siamo martellati i piedi da soli. Tanto è vero che oggi è il ministro Minniti, che ha sostituito Alfano al Viminale, a implorare i partner Ue a modificare i termini di quell’accordo, in base al quale non solo l’Italia deve farsi carico del coordinamento dei soccorsi in mare, nella sua qualità di Paese che ospita la missione, ma è obbligata a sbarcare nei porti italiani i migranti recuperati in mare. Era tutto scritto nero su bianco. Alfano non le ha lette quelle clausole? Male. Le ha lette e non le ha comprese in tutta la loro gravità? Peggio. Fatto sta che neppure una personalità solitamente ben informata come la Bonino riesce oggi a darsi una spiegazione della superficialità mostrata dal governo in quel frangente: «Per motivi che non so, forse perché tutto si negozia in Europa si limita a dire l’ex-ministro -, ci siamo presi in carico sbarchi e coordinamento». Niente di più facile che in cambio del proprio tafazzismo l’Italia abbia ottenuto un occhio di riguardo da Bruxelles sui malmessi conti pubblici consentendo a Renzi di spendere e spandere per fare consenso. È il brutto è che da questa situazione non possiamo uscircene neanche se sbattiamo la porta di Triton dal momento che ben tre convenzioni internazionali impongono che i migranti raccolti in mare siano portati sul suolo del Paese che ha coordinato i soccorsi e quindi l’Italia. Toccherà a Minniti, in occasione del vertice di Frontex fissato per martedì prossimo in Polonia alla presenza dei ministri dell’Interno dei Paesi Ue, fare un ultimo tentativo per ottenere modifiche. Missione proibitiva. Non gli reste che appellarsi alla clemenza dei colleghi.

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