Renzi attacca i nostalgici ma “rispolvera” il treno che fece perdere Rutelli e Prodi

1 Lug 2017 15:12 - di Antonio Marras

L’annuncio è di quelli epocali: «Quando il 24 settembre chiuderà la Festa de L’Unità nazionale di Imola, noi saliamo su un treno per 5 mesi. Andremo in tutte le province d’Italia. Il treno è in preparazione, ci sarà una carrozza per i social, ci sarà una carrozza per gli incontri con la realtà del territorio». Peccato che la stessa idea l’ebbe, nel 199, Romano Prodi, quando fondò l’Asinello e si presentò alle amministrative, ma anche Francesco Rutelli, nel 2001, quando fu sconfitto da Silvio Berlusconi. Eppure Matteo Renzi, nell’assemblea dei circoli del Pd in svolgimento a Milano, nel giorno in cui Risappia a Roma riunisce la sua sinistra, invita a evitare le nostalgie del passato: «Fuori del Pd non c’è la vittoria della sinistra di lotta e di governo, c’e’ la sconfitta. Chi immagina di fare il centrosinistra senza il Pd vince il premio Nobel della fantasia ma non raggiunge alcun risultato concreto», dice Renzi.

«Noi siamo in un momento in cui la politica italiana sembra improvvisamente in mano alla nostalgia, ci raccontiamo un passato meraviglioso che non è mai esistito. C’è un sacco di gente che riscrive il passato, noi invece vogliamo scrivere il futuro e vi propongo un percorso che superi la nostalgia». «Se tu attacchi il Pd, stai attaccando l’unica diga che c’è in Italia contro i populisti. Non sono preoccupato per me, ma io difendo questa comunità di donne e di uomini. Fuori dal Pd non c’è la rivoluzione leninista, ma la Lega e i 5 stelle. Non c’è la vittoria della sinistra di lotta e di governo», ha affermato.

 E a chi gli fa notare che senza i suoi rottamati non si va da nessuna parte, lui replica: «Non ho nostalgia dei tavoloni dell’Unione con quel meccanismo lì l’Italia si è bloccata. Non ho nostalgia dei tavoloni delle riunioni con dodici sigle, di alleanze che si chiamavano l’Unione e litigavano dalla mattina alla sera e si parlavano addosso. Non ho nostalgia di quando un ministro votava in Consiglio dei ministri, poi scendeva in piazza contro la decisione del presidente del Consiglio», scandisce il segretario Pd. «Ma ho nostalgia dell’intuizione del Veltroni del Lingotto: stare insieme non contro qualcuno ma per qualcosa».

 

 

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