Nuova raffica di arresti in Turchia: sono oltre 50mila le persone in carcere

10 Lug 2017 12:29 - di Redazione
Le teste di cuoio turche in azione

Una nuova raffica di arresti in Turchia colpisce il mondo accademico. L’agenzia di stampa turca Dogan riferisce del fermo di 42 persone in retate in due atenei di Istanbul, la Bogazici University e la Medeniyet University. Le persone finite in manette sono tutte accusate di legami con il movimento dell’imam Fetullah Gulen, ritenuto dal governo di Ankara responsabile del fallito golpe dello scorso anno. Tra gli arrestati c’è anche Koray Caliskan, accademico della Bogazici University ritenuto un liberale e critico nei confronti del governo turco. In totale, secondo la Dogan, sono 72 le persone colpite da mandati d’arresto spiccati nelle ultime ore dalla Procura di Istanbul.La maggior parte è accusata di aver utilizzato l’applicazione ByLock, che – stando all’accusa – sarebbe uno dei principali strumenti per la comunicazione usato dalle persone accusate di aver partecipato al fallito colpo di stato. La notizia dei nuovi arresti arriva all’indomani della conclusione della Marcia per la giustizia, promossa dal principale partito di opposizione, il laico Chp, e terminata ieri a Istanbul con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone. In Turchia, dove da un anno è in vigore lo stato d’emergenza, sono ormai circa 50mila le persone in carcere con l’accusa di legami con Gulen, che dal 1999 vive in esilio in Pennsylvania. Più di 120mila persone, tra dipendenti pubblici e uomini delle forze di sicurezza, sono stati rimossi dall’incarico dal tentativo di golpe del 15 luglio dello scorso anno. Inoltre la Procura di Ankara ha emesso 43 mandati d’arresto nei confronti di dipendenti dell’ufficio del premier e di istituzioni collegate nell’ambito dell’inchiesta sul fallito golpe dello scorso anno. Lo riferiscono i media turchi dopo la notizia dell’arresto di 42 persone in retate della polizia in due università di Istanbul. I 43, sei ancora in servizio e 37 già silurati, sono tutti accusati di legami con il movimento dell’imam Gulen, ritenuto da Ankara l’ispiratore del tentativo di colpo di stato del 15 luglio scorso. Tutte le persone colpite dalla nuova raffica di mandati d’arresto sono accusate di aver utilizzato l’applicazione ByLock, che – secondo le autorità – sarebbe uno dei principali strumenti per la comunicazione usato dalle persone sospettate di aver partecipato al fallito colpo di stato.

Vienna non fa entrare il ministro turco dell’Economia 

L’Austria ha vietato al ministro dell’Economia turco Nihat Zeybekci l’ingresso nel proprio territorio, dove avrebbe dovuto partecipare ad un evento in occasione dell’anniversario del fallito golpe contro il presidente Recep Tayyip Erdogan, il 15 luglio dello scorso anno. Lo ha reso noto un portavoce del ministero degli Esteri di Vienna, citato dalla radio Orf: “Posso confermare che il ministro degli Esteri Sebastian Kurz ha vietato al ministro dell’Economia turco di entrare nel Paese”. L’evento al quale avrebbe dovuto partecipare è “molto grande” e la visita avrebbe rappresentato “un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza in Austria”, ha spiegato. La decisione di Vienna segue un’analoga decisione presa nei giorni scorsi dall’Olanda, che ha impedito al vice premier turco Tugrul Türkes di recarsi ad Alpedoorn per partecipare ad una cerimonia per commemorare l’anniversario. Nei mesi scorsi, durante la campagna elettorale per il referendum costituzionale in Turchia, l’Austria, come l’Olanda e la Germania, aveva impedito a ministri e politici di Ankara di tenere comizi nel proprio territorio per ragioni di ordine pubblico. Un divieto che aveva provocato le ire di Erdogan, che aveva accusato questi Paesi di “pratiche naziste”. E ancora nei giorni scorsi la Germania ha impedito al presidente turco di tenere un discorso a margine del G20 di Amburgo.

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