Mosca sconcertata: “Con le sanzioni Usa andiamo in un territorio ignoto…”

27 Lug 2017 16:52 - di Redazione

La Russia non vuole parlare di una data per l’invio a Washington del nuovo ambasciatore citando una “situazione in rapido cambiamento” dopo il recente rientro a Mosca di Sergei Kislyak a conclusione del suo mandato e in vista dell’approvazione, da parte del Congresso, di una legge con nuove sanzioni contro Mosca e vincoli alla Casa Bianca per il loro sollevamento. “Non posso rispondere a questa domanda per il momento. La situazione come vedete cambia molto rapidamente. Non sono in grado di rispondere” alla domanda relativa ai tempi per la nomina del nuovo ambasciatore, “sarebbe sbagliato farlo ora”, ha sottolineato Peskov poco dopo che il Cremlino ha invece formalizzato la nomina del nuovo rappresentante permanente di Mosca all’Onu. Lunedì, prima del voto della Camera dei rappresentanti Usa alla risoluzione con le nuove sanzioni, Peskov aveva precisato che la nomina del nuovo ambasciatore negli Usa (Anatoly Antonov, secondo quando indicato dalla Duma su proposta del ministero) sarebbe arrivata presto. Cauta insomma la risposta del Cremlino al voto della Camera dei rappresentanti Usa del progetto di legge con nuove sanzioni contro Mosca (oltre che contro l’Iran e la Corea del Nord) e con vincoli all’amministrazione per la loro abolizione. Il presidente russo non si esprimerà sulle nuove misure (e quindi non annuncerà contro misure, ndr) fino a che la proposta non sarà approvata in legge. “Al momento parliamo di un disegno di legge e non intendiamo fare alcuna valutazione sostanziale. La nostra posizione sarà formulata solo dopo una approfondita analisi (del testo, ndr) e una decisione sarà presa dal capo dello stato, il presidente Vladimir Putin“, ha dichiarato Peskov, lamentando, certo, che il voto è una “notizia triste dal punto di vista delle relazioni bilaterali e delle loro prospettive future” e “non meno sconcertante” sul fronte del diritto internazionale e delle relazioni commerciali internazionali. In mattinata, il vice ministro degli esteri Sergei Ryabkov aveva usato toni decisamente più duri, parlando di “un passo verso la distruzione delle prospettive di normalizzazione delle relazioni” bilaterali e ribadendo che tali misure “non rimarranno senza risposta”. Le nuove sanzioni Usa spingono Russia e Stati Uniti “in territorio ignoto sia a livello politico che diplomatico”, aveva aggiunto. Il presidente della Commissione esteri del Consiglio della federazione Konstantin Kosachyov, ha chiesto, a sua volta, l’introduzione di provvedimenti “dolorosi” per gli Stati Uniti. La legge del Congresso americano con le sanzioni contro Mosca “non lascia la possibilità di una normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Russia in una prospettiva prossima”. Lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, in un’intervista con Interfax in cui si condanna l’approvazione da parte della Camera americana della legge, che modifica un testo già passato al Senato dove quindi il bill ritornerà per il voto finale. Secondo il diplomatico russo, la legge è “il prodotto di una deformazione del pensiero politico americano”, mentre da parte sua Mosca “non rifiuta il dialogo con gli Stati Uniti”. Approvata a stragrande maggioranza alla Camera, come era successo al Senato, la legge oltre a confermare le sanzioni a Russia, Iran e – nel testo rivisto dalla Camera – alla Corea del Nord toglie a Donald Trump la possibilità di ridurre o abrogare queste misure senza un’esplicita autorizzazione del Congresso.

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