È morto dom Franzoni, l’abate che invitava a votare per il Pci

13 Lug 2017 19:32 - di Carmine Crocco

È morto Giovanni Franzoni, noto come dom Franzoni,  teologo di sinistra protagonista negli anni Settanta di furiose polemiche politiche e religiose. Ne danno notizia le Comunità cristiane di base. Era nato 88 anni fa a Varna, in Bulgaria, dove i  genitori si erano stabiliti per motivi di lavoro, poi tornò in Italia e trascorse la propria adolescenza a Firenze. Nel 1964 fu eletto abbate dell’abbazia di San Paolo fuori le mura a Roma, dove animò una comunità ispirata alle idee del cattolicesimo progressista

Dom Franzoni non si limitava però alla sola predicazione religiosa, amava intervenire anche nella polemica politica tentando di spostare a sinistra l’asse del mondo cattolico italiano.  Si ricorda che nel 1974  Franzoni prese apertamente posizione per la libertà di voto dei  cattolici al referendum sul divorzio, definendolo “un bisturi  necessario” e sottolineando che il matrimonio non poteva essere un  sacramento per i non cattolici. Nel 1976 (anno di cruciali elezioni politiche per l’Italia,  dal momento che si paventava il “sorpasso” del Pci sulla Dc ) dichiarò il suo aperto appoggio per il partito di Berlinguer.

Per queste sue posizioni, dom Franzoni divenne, per qualche tempo  (finché ne avevano l’interesse), l’idolo della stampa e dell’intellighenzia di sinistra in Italia, che vagheggiavano un incontro tra cattolicesimo e marxismo. Neanche la Chiesa italiana degli Anni Settanta, ancorché fortemente percorsa da correnti progressiste, poteva però tollerare un personaggio come l’abate di San Paolo, che perseguiva con intransigenza  il suo progetto politico-religioso: alla fine Franzoni fu, prima “sospeso a  divinis”, e poi ridotto allo stato laicale. 

Vanno comunque riconosciute a dom Franzoni una notevole vivacità intellettuale e una forte pulsione spirituale: era persona profondamente  in sintonia con il vortice ideale del suo tempo. Il problema è che l'”abate rosso” non aveva capito che il marxismo era ormai alle corde. E che ben altri fermenti ideali e culturali si stavano preparando a scuotere, in quegli anni, sia l’Italia sia il mondo occidentale sia , soprattutto, la Chiesa: non intese che la sua  legittima ansia di rigenerazione spirituale e religiosa non poteva più inseguire una “modernità” morente. Se avesse avuto più pazienza (e  se fosse stato meglio ispirato dai media italiani di allora) chissà…

 

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