Mal di testa, un “cerchietto” a impulsi può sconfiggerlo: ecco come

17 Lug 2017 16:24 - di Redazione

Il mal di testa è una delle patologie che più affliggono gli italiani; oltre che una di quelle difficili da arginare. Eppure, uno studio tutto italiano ci dice che sconfiggere il mal di testa si può: e con un semplice “cerchietto” a impulsi.

Mal di testa, un “cerchietto” a impulsi può sconfiggerlo

Proprio così: uno studio italiano, i cui risultati sono stati pubblicati su Neurological Sciences, dimostra come il mal di testa può essere curato con la neurostimolazione transcutanea che utilizza impulsi elettrici. Al centro dello studio una sorta di diadema o cerchietto, da appoggiare sulla fronte, pensato per curare e prevenire gli attacchi di emicrania. Obiettivo dello studio multicentrico, coordinato da Paola Di Fiore del Centro cefalee dell’Ospedale San Carlo di Milano, diretto da Fabio Frediani, è stato quello di valutare l’efficacia del dispositivo Cefaly, che si applica sulla fronte e dal quale partono dei microimpulsi che stimolano il nervo trigemino per ridurre il dolore dell’emicrania e prevenirne gli attacchi, come terapia di profilassi in pazienti con emicrania cronica e abuso di analgesici. «Tutti i pazienti – spiega Di Fiore – sono stati istruiti sull’utilizzo del dispositivo tutti i giorni per 20 minuti al programma 2, specifico per il trattamento di profilassi. Il follow-up è stato di 4 mesi. Sono stati inclusi 23 pazienti (18 donne) con emicrania cronica e abuso di analgesici». 

Lo studio ha rilevato risultati alternativi alla terapia medica

«I risultati ottenuti – commenta la ricercatrice – sembrano piuttosto incoraggianti e suggeriscono l’utilità del dispositivo come strumento valido e alternativo alla terapia medica, nella profilassi non solo dell’emicrania episodica, ma anche delle forme croniche di emicrania complicate dall’abuso di analgesici, condizione clinica sicuramente gravosa e difficile da gestire, con un’evidente riduzione dei giorni di cefalea mensili e una riduzione ancor più sorprendente del ricorso ad analgesici. È incoraggiante – conclude quindi la di Fiore – il vantaggio mantenuto nel tempo e per un periodo sufficientemente lungo».

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