Mai più patto del Nazareno. Berlusconi chiude al Pd: «Alleanza inquietante»

8 Lug 2017 12:14 - di Michele Pezza

Intervistato da Sette Giorni, rubrica di Rai ParlamentoSilvio Berlusconi torna nel ruolo di leader a tempo pieno e lo fa rivendicando il primato di Forza Italia all’interno del centrodestra: «Io – esordisce – mi occupo di un partito che è la prima forza della coalizione, con un programma di riforme straordinarie, con il mio impegno diretto da qui alle elezioni, e credo che se ci potrà essere davvero il mio pieno impegno, nessun traguardo sara’ impossibile. Anche quello di superare il 30 per cento». Quanto alla Lega, si limita a dire che «fa parte del centrodestra» mentre Ap, il partitino di Angelino Alfano «deve ancora decidere che cosa vuole essere».

Berlusconi intervistato da Rai Parlamento

L’appuntamento elettorale che si avvicina è, per Berlusconi, una sorta di richiamo della foresta. Il Cavaliere ha il vantaggio della fresca vittoria elettorale alle amministrative di giugno. Più che normale, quindi, che parta da qui per illustrare i progetti futuri: «Il risultato delle ultime elezioni amministrative è molto chiaro – premette l’ex premier -: il centrodestra moderato nel linguaggio, ma rivoluzionario (introduzione di un reddito di dignità per 15 milioni di persone, innalzamento delle pensioni minime a 1000 euro e meno tasse sulla prima macchina utilizzata per il lavoro o per i figli, ndr) nei contenuti si conferma la prima area del Paese». Poi aggiunto: «Vareremo un governo con tante facce nuove. Il meglio che la società civile può offrire, per una rivoluzione a difesa degli italiani». Ma la vera novità dell’intervista, nel corso della quale ha anche ribadito la propria contrarietà alla legge sullo ius soli («è un pessimo segnale verso l’emergenza immigrazione»), è la chiusura netta verso ogni ipotesi di alleanza con il Pd da lui definita «inquietante e improponibile».

Le inquietudini della “vecchia guardia” di Forza Italia

È probabile che nelle intenzioni di Berlusconi l’indisponibilità ad accordi con Matteo Renzi serva soprattutto a non irritare più di tanto la suscettibilità della cosiddetta “vecchia guardia” di Forza Italia, già messa a dura prova dai continui riferimenti agli innesti di volti nuovi nelle liste e, possibilmente, nel governo. E resta tutta intera l’ostilità verso la ricerca del “papa straniero” periodicamente tentata da Berlusconi. Solo ieri è stata la volta di Marchionne, indiscrezione poi ridimensionata dallo stesso Berlusconi dopo le vibrate proteste di Giorgia Meloni, leader di FdI-An.  Sul punto è intervenuto anche Gianfranco Rotondi: «Marchionne – ha dichiarato il segretario di Rivoluzione Cristiana – è un esempio di come Berlusconi concepisce la politica aderente alla realtà dei problemi. Il leader che spenderemo in campagna elettorale è e resta Silvio Berlusconi».

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