L’attentato a Togliatti 69 anni fa: il capo del Pci si salvò, a Pisa primo missino ucciso

16 Lug 2017 10:53 - di Redazione

L’attentato a Palmiro Togliatti del 14 luglio 1948 scatenò incidenti e insurrezioni in tutta Italia e provocò a Pisa la morte di un simpatizzante missino, Vittorio Ferri, avvenuta lo stesso giorno dell’attentato, 69 anni fa. Il primo di una serie purtroppo lunga di delitti impuniti. Ferri era stato riconosciuto come partecipante a un comizio missino.

Così l’uccisione di Ferri – linciato e poi finito a colpi di pistola – viene raccontata il 16 luglio del 1948 dal quotidiano L’Ordine sociale, espressione dell’area missina prima della nascita del Secolo d’Italia: “Come già informammo, il primo giorno di sciopero a Pisa, un giovane di appena vent’anni fu barbaramente linciato da una folla imbestialita. Siamo ora in grado di fornire particolari sul tragico fatto che costò la vita a Vittorio Ferri. Particolari che oltre a dimostrare la falsità di tutte le notizie diffuse, sia a Pisa che altrove, sulla pretesa provocazione del giovane, dicono anche il suo grande coraggio e l’infinita vigliaccheria degli altri”. 

La ricostruzione dei fatti 

“Alla luce delle ultime risultanze di una inchiesta condotta sul posto, i fatti possono così brevemente ricostruirsi. Verso le ore 17 del giorno 14, mentre le strade adiacenti a piazza dei Cavalieri, brulicavano di facinorosi che, dopo lo ‘spontaneo’ abbandono del lavoro, si dirigevano all’ancor più spontaneo ‘comizio’, un gruppetto di costoro credette di riconoscere in un giovane tra la folla, uno dei ‘famigerati’ uomini del Msi, uno di quei ‘fanatici’ colpevoli, nientemeno, di avere assistito al comizio di Almirante dello scorso aprile” (nell’aprile del 1948 si erano tenute le prime elezioni politiche del dopoguerra e il Msi aveva presentato la sua lista, ndr).

“Dagli al fascista!”

“Immediatamente si cercò di eccitare la folla, e dalla folla si levarono urla di minaccia: ‘Dagli al fascista!’. In realtà il fascista era stato seguito, in realtà gli agitatori erano pronti a circondarlo, perché quella folla di ‘spontanei’ scioperanti e di ‘spontanei’ dimostranti, aveva bisogno di un eccitante, e il sangue è un ottimo eccitante sulla piazza. Vittorio Ferri si vide circondato, decisamente, disperatamente, ruppe il cerchio del primo gruppo, saltò su una carrozza che stazionava nelle vicinanze, ingiunse al vetturino di frustare il cavallo. Tentava di sottrarsi a quella morte tremenda che le urla e i volti eccitati e minacciosi gli facevano sentire vicina. La carrozza si avviò a corsa sfrenata verso il centro della città. Ma la folla era lanciata. E cominciò il tragico inseguimento. Poco prima di piazza dei Cavalieri, ormai quasi raggiunto, Vittorio Ferri estrasse la pistola e sparò. La morte vicinissima gli aveva infuso il coraggio disperato e l’estrema decisione di chi è pronto a tutto. In via Consoli del Mare, venne raggiunto. Allora, tratto a forza dalla carrozza, Vittorio Ferri, il coraggioso ventenne, venne linciato. Straziato il corpo da mille mani e da mille piedi, dilaniato a furia, tre colpi di pistola, al torace e alla testa, lo finirono”. 

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