D’Alema torna in campo. E attacca Renzi: «Istiga la figlia all’odio contro di me»

14 Lug 2017 11:35 - di Romana Fabiani

A volte ritornano. Vento in poppa, pronto a tornare a ruggire (al seguito di Giuliano Pisapia) Massino  D’Alema si confida – e si sfoga – in una lunghissima intervista al Fatto Quotidiano. Un flusso inesauribile di domande (a doppia firma) che occupano le prime due pagine del foglio diretto da Travaglio.

D’Alema: Renzi istiga all’odio

«Un tempo ci rispettavamo» è la prima considerazione dell’ex premier, una lunga vita politica tra gli albori  nella Fgci e gli incarichi istituzionali (capo del governo dal ’98 al ’99, ministro degli Esteri con Prodi). «Oggi prevale il culto del capo e la cultura del sospetto…». E giù con la prima bordata a Renzi. «C’è un episodio rivelatore che mi ha colpito molto, quando Renzi scrive nel suo libro che sua figlia chiede se è certo dell’abiura del dalemismo da parte di Orfini. È aberrante, questa è educazione all’odio, è l’elogio del tradimento. Se questi sono i principi educativi, c’è da essere seriamente preoccupati». Insomma il rottamatore toscano sarebbe un pericoloso istigatore all’odio che ha buttato alle ortiche la sinistra “vera”. D’Alema si è ben guardato dal leggere il libro di Renzi (Avanti nelle librerie da pochi giorni): «Per l’amor del cielo. Concordo con Letta quando parla di disgusto. Ho altro da leggere. Ho visto le numerose anticipazioni pubblicate dai quotidiani… roba da stampa di regime».

«Serve un progetto unitario, basta risse»

E la sinistra vera? «Dobbiamo presentarci con un soggetto unitario, non possiamo andare con due liste che litighino tra di loro. Ora c’è un nucleo di partenza composto da Mdp e Campo Progressista di Pisapia, io immagino a conclusione di questa fase una consultazione popolare a novembre». Primarie, insomma, «ma senza truppe cammellate, con regole che impediscano qualsiasi forma di inquinamento». Cuperlo e Orlando saranno della partita? Si vedrà. E il leader? Terreno minato, senza padri fondatori né vecchi saggi da arruolare. Per D’Alema c’è un solo nome: l’ex sindaco di Milano, Pisapia è l’uomo giusto al momento giusto. Nessuna ambiguità.  «Alla manifestazione del 1 luglio in piazza Santi Apostoli – precisa D’Alema – Pisapia è stato netto: ha parlato di discontinuità, ha chiesto la reintroduzione dell’articolo 18». Insomma un profilo perfetto, mentre Renzi ha rifiutato il tentativo unitario di Prodi per governare con Berlusconi. Il leder Massimo tornerà in campo? Potrebbe. «A me sembra molto prematuro – risponde – se ci saranno i capilista bloccati, decideranno gli elettori con le primarie». Si scrive “dipende” e si legge “sì”. 

Primarie per la leadership

E ancora contro Renzi: «È da analfabeti sostenere che sia il mio erede blairiano, era un’altra epoca, oggi il mondo è cambiato…», dice seccato dal paragone rivendicando le ultime cose serie fatte fino al  biennio 2006-2007 (quando era al governo) con investimenti per 40 miliardi di euro (oggi sono 20) e la riforma Bindi sulla sanità. Sul resto del panorama politico, lo statista pugliese però non brilla per approfondimenti: Salvini cavalca il populismo («ma non mi meraviglia») mentre i Cinquestelle si vanno spostando a destra perché,  secondo l’ex vicepresidente dell’Internazionale socialista, vorrebbero governare con l’appoggio esterno della Lega. 

 

 

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