Charlie, il governo inglese difende la sentenza di morte: no di Johnson ad Alfano

5 Lug 2017 14:11 - di Viola Longo
charlie

Anche il governo britannico dice no al trasferimento di Charlie Gard in Italia. Facendosi scudo a sua volta con le «ragioni legali» già opposte dal Great Ormond Street Hospital, dove il bambino è attualmente ricoverato. Il rifiuto a dare il via libera allo spostamento del piccolo al Bambino Gesù è stato confermato dal ministro degli Esteri, Boris Johnson, al quale si era rivolto il titolare della Farnesina Angelino Alfano

Londra continua a dire no per «ragioni legali»

Johnson «ha espresso gratitudine e apprezzamento per l’offerta italiana», ma ha spiegato che ragioni legali impediscono alla Gran Bretagna di accoglierla. A renderlo noto è stata la stessa Farnesina, con una nota diffusa dopo un colloquio telefonico tra Johnson e Alfano. I ripetuti rifiuti da parte britannica a dare una possibilità di vivere finché potrà al piccolo Charlie, però, non arrestano la mobilitazione internazionale, che anzi in queste ore concitate sta registrando una nuova impennata. Inoltre, la forza con cui i genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates, difendono la vita del figlio ha fatto sì che si aprisse un dibattito anche in Gran Bretagna, dove ormai il caso è argomento di primo piano sui principali tabloid e quotidiani.

L’opinione pubblica britannica di interroga

Solo pochi giorni fa, il Daily Mail si concentrava sulla grande emozione e grande attenzione mediatica che il caso del bambino aveva suscitato in particolare in Italia, come se si trattasse di un fatto anomalo e collegato alla cultura cattolica del Paese. «Si presume che i genitori di Charlie siano cattolici e il figlio è stato fotografato con una medaglietta di San Giuda, protettore delle cause perse», si leggeva sull’articolo che proseguiva sottolineando che «il risultato è stato che la loro triste situazione ha ricevuto una ampia copertura mediatica in Italia e ha perfino raggiunto il Vaticano». Ora, invece, lo stesso Daily Mail ha lanciato un dibattito aperto sulla sorte del piccolo, ospitando punti di vista diversi sul caso. E, ancora, la stampa britannica ha dovuto prendere atto che la vita di Charlie non è affare che riguarda solo i cattolici o i suoi genitori, ma tutti, riferendo della grande mobilitazione che ha preso piede anche Oltreoceano, dopo che sul caso è intervenuto il presidente Usa Donald Trump. «Mandatelo da noi. Le istituzioni non hanno il diritto di spegnere la vita di un bambino amato. Se gli Usa possono salvare il prezioso Charlie Gard, mandatecelo», ha scritto Cher su Twitter, aprendo la strada a una mobilitazione vip per il piccolo.

Si continua a sperare nell’azione del Vaticano

Ma se la via per gli Usa sembra ormai preclusa al piccolo Charlie, dopo le sentenze della corte britannica e di quella europea per i diritti dell’uomo, una speranza resta ancora accesa sulla possibilità che il bambino possa essere trasferito in Italia: dopo che il tentativo di Alfano con il governo di Londra è andato a vuoto, si guarda ancora alla Santa Sede, che con il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ha fatto sapere che «farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo». 

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