Atac a 5 stelle: affari, amici, disservizi. La moralizzazione finisce a “schifìo”

28 Lug 2017 14:03 - di Marzio Dalla Casta
sciopero

Roma, pieno centro, ore 11,15: da circa mezz’ora non passa un mezzo Atac che sia uno in direzione San Claudio. Siamo su via Barberini. Neanche un chilometro, per altro in discesa. Ma quando fa caldo, anche un metro sembra una distanza impossibile da coprire a piedi. In più, la fermata è già affollata di gente scesa dalla fermata di via Veneto dopo aver inutilmente atteso l’arrivo del 63:  il display ne annunciava l’arrivo entro 6 minuti. Evidentemente si era incantato o, forse, il 63 era rimasto bloccato all’altezza del ministero delle Attività produttive. Un frastuono di fischietti e tamburi proveniente dalla parte alta della strada più famosa di Roma segnalava probabile protesta in corso. Un signore in pantaloncini, armato di megafono e borraccia, chiede indicazioni per Montecitorio. Va a protestare anche lui.

L’Atac della Raggi è «sull’orlo del crac»

Benvenuti nella Capitale d’Italia ad un anno dal trionfo di Virginia Raggi. Un anno in cui il bilancio del M5S di governo, tra assessori nominati e revocati, nomine contestate, dialoghi sui tetti, inchieste giudiziarie, disservizi e polemiche, è a dir poco desolante. L’ultima tegola caduta sulla testa della Raggi si chiama Bruno Rota, da soli tre mesi dg dell’Atac. In una doppia intervista (Corriere della Sera e Fatto Quotidiano) in cui il manager ha lamentato lo stato comatoso dell’azienda capitolina dei trasporti non escludendo dall’orizzonte la possibilità di portare i libri i tribunale. Un vero e proprio allarme che alla Raggi non è piaciuto neanche un po’. Così ha convocato Rota in Campidoglio e gli ha  notificato il benservito.

Le accuse del dg Rota: «Pressioni dal M5S per società e promozioni»

Ma non è finita perché nel frattempo, nella polemica, si inseriva, via Facebook, anche Enrico Stefàno, presidente della Commissione capitolina dei trasporti nonché fedelissimo della Raggi che con un post imputava al dg immobilismo sia sui dirigenti Atac «responsabili del disastro» sia sull’avvio delle «procedure per rendere più moderno ed efficiente il sistema di bigliettazione». Voleva essere un’accusa. Si è risolto in un autogol. La risposta di Rota è arrivata, infatti, a strettissimo giro di posta: «So del voto interesse del consigliere Stefano alle soluzioni della società Conduent Italia che si occupa di bigliettazione e che mi ha invitato ad incontrare più volte. Più che di dirigenti da cacciare, lui e non solo lui – ha proseguito Rota – mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti, sempre i soliti…». Affari, amici e parenti. Che bello la moralizzazione a Cinquestelle. O-ne-stà, o-ne-stà, o-ne-stà tà-tà-tà.

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