Veltroni: basta alibi, Renzi cambi passo. Il centrodestra è maggioritario

27 Giu 2017 10:39 - di Stefania Campitelli

«Il Pd non ha più un’identità. Il mio Lingotto è lontano, Renzi deve cambiare passo». In un’intervista a tutta pagina su Repubblica, Walter Veltroni abbandona i panni buonisti e manda un messaggio molto chiaro all’amico Matteo dopo il flop dei ballottaggi, che hanno visto il partito perdere città tradizionalmente di sinistra come Genova, La Spezia o Pistoia. Un invito a cambiare marcia con umiltà. A partire dalla presunzione di superiorità. «Vocazione maggioritaria – spiega Veltroni – non significa autosufficienza, bisogna essere inclusivi». Anche sul terreno delle alleanze, «le coalizioni funzionano se sono vere, se sembrano costruzioni hanno poca forza espansiva».

Veltroni a Renzi: così non ci siamo

«Da anni – continua l’ex segretario – la sinistra ha perso, persino nel calore della parole, l’incapacità di condividere il disagio e l’insicurezza». Veltroni non si dice meravigliato del successo del centrodestra, «qualcuno si sorprende, io no perché ho sempre avuto la consapevolezza che nel Paese è maggioritario. Può non esserlo solo se c’è dall’altra parte una grande sinistra riformista, aperta, innovativa». E a poco serve cercare alibi:  «I dati elettorali vanno presi nella loro essenzialità, l’errore peggiore sarebbe oggi quello di aggrapparsi a giustificazioni del genere “ma abbiamo un avanzamento sui risultati del 1968″». Critiche anche alla contrapposizione frontale con i Cinquestelle, «una grande forza riformista – dice Veltroni – non dovrebbe mai proporsi “contro” ma sempre “per”». Insomma Matteo sta sbagliando e il risultato delle urne non deve essere minimizzato. «A Renzi ho sempre riconosciuto che la sua ispirazione di fondo somigliava a quella del Lingotto. Ma ora, e gliel’ho detto con sincerità, faccia a faccia, gli consiglio di cambiare passo, serve una nuova stagione». Tuttavia, aggiunge, «Renzi resta una grande risorsa e non possiamo permetterci di aprire una fase di discussione sulla leadership, ma questo comporta che la leadership mostri la sua dimensione programmatica e che dimostri di aver capito che questa è la fase dell’inclusione».

I giovani ci voltano le spalle

A dieci anni esatti dal Lingotto, il segretario dell’epoca osserva amareggiato che «si è  rotto qualcosa tra la democrazia e i giovani. Parte degli astenuti sono ragazzi che pensano la politica come orrore o strumento inutile. Dissi allora che la priorità per la sinistra moderna era la lotta alla precarieta. Lo penso ancora. Il problema più drammatico si chiama astensione. Milioni di cittadini che non sono andati a votare e tra questi una grande parte di elettori di centrosinistra». L’entourage di Renzi fa sapere che il segretario tornerà all’antico, alla rottamazione… «Si rottamano le carcasse delle auto – risponde duro Veltroni –  non le persone. Altro conto è il rinnovamento, la selezione non sulla base delle appartenenze correntizie. Il male del Pd ha un nome: correnti. Vedo troppi capicorrente e capibastone che danno le carte e giocano al “taglia fuori”».

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