Meloni agli alleati: «Martedì saremo in piazza contro lo ius soli, venite con noi»

16 Giu 2017 10:56 - di Stefania Campitelli

«Correggiamo la legge elettorale o la lista unica diventa inevitabile». Parola di Giorgia Meloni che, in una lunga intervista al Corriere della Sera, fa il punto della situazione all’indomani del risultato elettorale che dimostra il ruolo determinante di Fratelli d’Italia (che in alcune città ha sfiorato l’8%). «Non si può fare a meno di noi», manda a dire agli alleati aggiungendo che «se il centrodestra si presenta unito con un progetto serio, senza occhieggiamenti ai rivali, allora vince».

Meloni: correggiamo l’Italicum

Il superamento della fatidica sogli del 5 è più che a portata di mano. «L’elettore chiede chiarezza e ci ha trovato sempre dalla stessa parte. Siamo stati gli unici – dice la leader di Fratelli d’Italia – a non cadere nel tranello della trattativa su una legge elettorale che sembrava servire solo a mettere insieme il desiderio di alcuni di governare tra diversi e di altri di fare comoda opposizione». Un chiaro riferimento a Berlusconi e Renzi, da una parte, e a Grillo, dall’altra. Sul terreno minato della legge elettorale, dopo il naufragio dell’accordo a quattro, la Meloni ha le idee chiare: «Mettiamoci attorno a un tavolo e troviamo una proposta comune per fare piccole ma sostanziali modifiche all’Italicum. Manteniamo la soglia al 40% per assegnare il premio di maggioranza che porta al 54%, ma inseriamone anche una al 37% che porti al 51%. Sarebbe un ulteriore incentivo alle coalizioni, assieme alla possibilità che il premio possa essere attribuito sia alla lista vincente che alle coalizioni. Scelgano i partiti come presentarsi». La preferenza è ovviamente alla lista unica che garantisce ai lettori chiarezza sul dopo voto ed evita la frammentazione, anche se la leader di FdI sa che la strada è ancora in salita: «Anche io penso che non sia facile arrivare ad una lista unica e che sarebbe preferibile un cammino più graduale. Ma se la legge resta questa, possiamo davvero andare in ordine sparso consegnando la competizione agli altri?».

Il problema non è la leadership

Ancora una volta l’ex ministro della Gioventù ribadisce che il problema non è la leadership. «Se si parte da chi deve “comandare” sugli altri, è chiaro che non se ne esce. Intanto vediamo quello che ci unisce:  martedì noi faremo una manifestazione davanti al Senato contro lo ius soli, ci piacerebbe vedere i nostri alleati assieme a noi per iniziare da lì una campagna referendaria per l’abrogazione della legge. Noi siamo pronti». No all’uomo solo al comando e alle investiture dall’alto. La parola giusta è il “portabandiera” del centrodestra. «Non dobbiamo pensare che possa più esserci un “capo”: nessuno dei leader accetterebbe che fosse l’altro. Dobbiamo invece individuare chi può ricoprire un ruolo, come può essere composta una squadra di governo. Io ho sempre proposto le primarie, ma si può perfino decidere, se si andasse con un listone, che chi tra i leader prende più preferenze diventa il candidato premier. Perché all’idea di un centrodestra che si rifiuta di competere non ci arrenderemo mai».

 

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