La Boldrini non vuole mollare la poltrona: non è detto che si voti presto

3 Giu 2017 10:09 - di Redazione

«Sono contraria a questa corsa al voto». Parola di Laura Boldrini che in una lunga intervista a Repubblica si erge a paladina della stabilità nella speranza di arrivare alla scadenza naturale della legislatura e abbandonare il più tardi possibile la comoda poltrona di terra carica dello Stato. «Facciamo uno sforzo finale», dice facendo appello al senso di responsabilità istituzionale, quello che solo poche ore fa ha calpestato in occasione della parata del 2 giugno. 

Boldrini: sono contraria al voto anticipato

Non c’è un automatismo tra il varo della nuova legge elettorale (il cui sprint la insospettisce) e le urne anticipate, dice la presidente della Camera,  tirando giù un lungo elenco di “opere incompiute” e di leggi rimaste nel cassetto che la fanno sentire un po’ frustrata e che, neanche a dirlo, dovrebbero concludere l’iter sotto la sua presidenza. «Ore di lavoro bruciate, emendamenti, audizioni. Io dico: ma perché?  – racconta ad Alessandra Longo – il lavoro che abbiamo fatto è un patrimonio di questa legislatura, i provvedimenti che mancano all’appello sarebbero una buona eredità, sono attesi dall’opinione pubblica e sarebbe malaugurato deludere le aspettative». Tra le priorità legislative, va da sé, c’è lo ius soli, una autentica bandiera. «Se non si vuole deludere l’opinione pubblica un provvedimento come questo, che è una necessità, può essere ancora portato a casa». Il messaggio della terza carica dello Stato è chiaro: no al voto anticipato per il bene supremo del Paese.

Frustrata per le leggi non approvate

La Bordini poi esibisce come un trofeo le buone leggi approvate ( unioni civili, caporalato, reddito di inclusione) e insiste sulla necessità di frenare l’euforia elettorale, anche se l’accordo a quattro sulla legge elettorale non lascia molte chance al “partito” dello status quo . «Prendo atto che i principali gruppi politici (Pd, M5S, Forza Italia, Lega) sembrano aver trovato un accordo sul testo, come del resto ha chiesto da tempo il presidente Mattarella. Ma questo non vuol dire che la legislatura debba terminare ora». Non c’è fretta e c’è ancora tanto da fare. «Abbiamo davanti l’aggiornamento del Def a settembre, la legge di bilancio… ma come presidente della Camera non posso non constatare che alcuni gruppi hanno espresso la volontà di andare al voto anticipato».

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