Corona: io innocente ma perseguitato. E la fidanzata scoppia in lacrime

12 Giu 2017 13:58 - di Paolo Lami

Ricorda di essere indagato da 12 anni. E di aver subito diversi procedimenti. Sostiene che l’ultimo procedimento a suo carico è stato caratterizzato da «molto rumore per nulla». Ma, accusa: «ogni volta che si tratta di me è tutto sproporzionato». Parla l’ex-fotografo dei vip, Fabrizio Corona. E lo fa, attraverso una serie di dichiarazioni spontanee, prima che il collegio di giudici, della Prima Sezione penale del Tribunale di Milano, presieduti da Guido Salvini, entri in Camera di Consiglio per decidere la sentenza a suo carico al termine del processo in cui è accusato, assieme alla sua assistente, Francesca Parsi, di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali per quel tesoretto da 2,6 milioni di euro trovati in un controsoffitto e in depositi austriaci.

L’accusa ha sollecitato una condanna a 5 anni per l’ex-re dei paparazzi e 2 anni e quattro mesi per la Persi che ha preferito non rilasciare dichiarazioni spontanee prima della Camera di Consiglio.

Sul tesoretto da 2,6 milioni, Fabrizio Corona rivendica la sua tesi e attribuisce il denaro alla società Atena: «non ho portato i soldi in paradisi fiscali come fanno tutti nel mio ambiente. Non avevo nulla di cui aver paura – rivendica – Bastava aspettare i termini per la scadenza fiscale», dice ricordando che era sua intenzione sanare fiscalmente quella somma.

All’accusa, che lo incolpa di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali in relazione alla misura di prevenzione, Fabrizio Corona replica ricordando che non è stata prodotta una prova a sostegno di tesi. Ricorda che la Dda milanese aveva parlato di «soldi che venivano dalla mafia». Ma, aggiunge «non ho commesso i reati di cui mi si accusa….e tutto mi potevo aspettare tranne un’indagine della Dda per collegamenti con la criminalità organizzata».

Fabrizio Corona assicura di essersi comportato «secondo le regole, non facevo nulla di illegale». E sui “trattamenti” ricevuti, come la custodia cautelare in carcere, «si poteva evitare. Ma io sono Corona», accusa la magistratura.

L’ex-re dei paparazzi dice di non voler «fare polemiche né apparire arrogante». Ringrazia i suoi legali ma ricorda all’accusa che i 5 anni chiesti per lui come condanna in realtà valgono 7 perché «ai 5 anni chiesti se ne aggiungono un altro di revoca e uno di mancata libertà anticipata. E quando si parla di anni di vita -sottolinea Corona – si deve essere onesti intellettualmente».

«Sono stato leggero, un matto, un casinista – ammette il fotografo – ma non sono un criminale. E, soprattutto, non sono e non sarò un mafioso».
«Ricordo – aggiunge Fabrizio Corona – che è da 12 anni che sono in carcere. Vengo rinviato a giudizio per ogni minima cosa. Ogni volta che si parla di me è tutto sproporzionato, assurdo, abnorme».

«Qui un teste – ricorda l’ex-fotoreporter – ha detto che metà della Questura lavorava per me. In ogni paese, in ogni provincia, mi perquisivano cercando qualsiasi cosa per mandarmi in carcere e avere quel minuto di celebrità. La Procura avrebbe potuto approfondire l’inchiesta sulla bomba, su Sculli, qualsiasi uomo di legge l’avrebbe fatto. Si poteva evitare tutto questo ma io sono Corona e tanti non hanno accettato che io rimanessi fuori dal carcere a fare il mio lavoro perchè sono un pagliaccio, un buffone e devo rimanere in carcere». Un riferimento, quest’ultimo, che l’ex-re dei paparazzi fa ricordano le parole che avrebbero pronunciato alcuni finanzieri in un bar vicino a una caserma delle Fiamme Gialle poco prima dell’arresto, stando a quanto raccontato da un teste durante il processo.

Seduta al fianco della madre, completo rosa e camicia bianca, la giovane fidanzata del fotografo, Silvia Provvedi, sempre presente nell’aula dell’ultimo processo a carico di Corona, citata dal fidanzato, segue con attenzione le parole del suo uomo. Corona chiede ai giudici di restituirlo alla sua «piccola famiglia» composta dal figlio quattordicenne, dalla mamma «che comincia ad essere anziana», e dalla fidanzata «che è molto giovane – dice Corona – ma che ha fatto per me quello che non ha mai fatto nessuna donna». Silvia Provvedi si emoziona. Cerca di reagire. Ma viene sopraffatta dalle lacrime e scoppia a piangere
Oggi, conclude Corona rivolto ai giudici, «non sono più forte come prima, ho aperto gli occhi e credo in voi e voglio credere nella legge».

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