Legge elettorale: “Verdinellum”, accordo kaputt. Renzi fa solo melina

11 Mag 2017 15:32 - di Marzio Dalla Casta
legge elettorale

Legge elettorale, indietro tutta. Più tempo passa, più si avvicina la scadenza, naturale o non, della legislatura e più appare chiaro che la volontà di varare una legge elettorale in grado di armonizzare – come pure ha chiesto il presidente Mattarella, non proprio uno che passa – è prossima allo zero. Del resto basta seguire gli ondeggiamenti del Pd per rendersi conto che Matteo Renzi non ha alcuna voglia di andare oltre qualche ritocchino qua e là alla doppia sentenza della Consulta (la prima sul Porcellum, la seconda, più recente, sull’Italicum), ma giusto per dare un contentino al Quirinale. Quasi a dire: ci ho provato, ma più di tanto non si può fare.

Pd: 50% collegi, 50% liste

Va dunque calata in questo ginepraio di tatticismi, trabocchetti e riserve mentali la nuova proposta (ma sarebbe più appropriato definirla giravolta) formalizzata a nome del Pd, nella commissione Affari costituzionali della Camera, da Emanuele Fiano: un mix, 50 e 50, tra proporzionale e collegi uninominali. Una sorta di modello tedesco “corretto” di cui, ovviamente, gli uomini di Renzi chiedono che si tenga conto nella stesura del testo base da parte del relatore ( e presidente della commissione) Andrea Mazziotti. La presentazione della proposta è stata preceduta da un incontro a tre tra lo stesso Mazziotti, Fiano e il capogruppo alla Camera Ettore Rosato.

L’obiettivo di Renzi è indebolire la trattativa

Il ripescaggio del “modello 50-50”, noto negli ambienti parlamentari come Verdinellum dal nome di Denis Verdini, suo vero ispiratore, si prefigge anche l’obiettivo di esasperare i dissapori, sempre più evidenti in Forza Italia, tra i capigruppo Brunetta e Romani, e di evidenziare le distanze all’interno del centrodestra, come conferma l’adesione della Lega al Verdinellum. Del resto, che dietro l’attacco al Cavaliere ci sia proprio Renzi, lo testimonia il tweet con cui un fedelissimo del Rottamatore come Matteo Richetti ha salutato la proposta Pd: «Via le preferenze, via il maggioritario: così Berlusconi vuole un altro Porcellum. Noi no, avanti».

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