La Dda di Bari: ecco gli internet point basi logistiche del traffico di immigrati

11 Mag 2017 13:25 - di Paolo Lami

Il sospetto era nell’aria. Ma ora, dopo l’operazione di polizia denominata Hawala.net quel sospetto è diventato una robusta certezza: gli internet point, associati spesso anche a servizi di money transfer, rappresentano, talvolta, le basi logistiche del traffico di immigrati in Italia.

E’ emerso a Bari dove un cittadino somalo, residente nel capoluogo pugliese e agente plurimandatario di alcune società di money transfer internazionali, è stato arrestato insieme ad altre 14 connazionali, su richiesta della locale Procura, con le accuse di essere il presunto capo dell’organizzazione finalizzata alla permanenza illegale di clandestini sul territorio italiano, al successivo ingresso in Paesi esteri e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro.

Gli uomini dell’organizzazione, sgominata questa mattina da agenti della Squadra Mobile e della Digos della Questura di Bari unitamente al Servizio centrale operativo della Polizia e grazie all’apporto degli agenti dell’Ais, l’Agenzia d’Informazione e Sicurezza Interna, sono accusati, ora, fra l’altro, anche di uso di documentazione falsa, corruzione di incaricato di pubblico servizio, falso ideologico in atto pubblico e uso indebito di canali finanziari, non censiti come banche o intermediari finanziari abilitati ad operare sul territorio nazionale, adoperati per incanalare le somme loro inviate dalle famiglie dei migranti quale prezzo per l’organizzazione dei viaggi degli stessi verso il nord Europa.

Il presunto capo si chiama Ismail Olhaye Hussein, 33 anni, è residente a Bari e gestiva alcune società di money transfer che operavano su piattaforme informatiche non abilitate ad effettuare servizi di pagamento in Italia. A Bari, dove è stato catturato, il somalo gestiva direttamente due internet point , uno al numero civico 221 di via Melo da Bari, che, con quello ubicato a Catania e gestito da suoi collaboratori, sotto la formale veste di associazioni culturali e di servizi per gli immigrati, in realtà si sono rivelate essere delle vere e proprie basi logistiche ed operative dell’organizzazione criminale volta a gestire l’immigrazione clandestina in Italia e verso l’estero. Almeno di questo è convinta la Dda della Procura della Repubblica di Bari che ha coordinato le indagini.

A Catania sono stati catturati due dei più stretti collaboratori di Hussein, Ahmed Siyad Mohamed, 33 anni, e Muhumed Okar Mohamed, 27, gestori di un internet point nella città etnea. Sono attive, anche in campo internazionale, le ricerche degli altri 8 cittadini somali destinatari della misura cautelare in carcere. La stessa ordinanza ha previsto la custodia agli arresti domiciliari per altre 4 persone di origine somala, implicate nell’attività dell’organizzazione criminale.

Tra queste, sono stati arrestati Mohamed Barkad Shueyb, 32 anni, preso a Bari, e Mohammed Shacni, una donna di 32 anni, a cui il provvedimento è stato notificato nella Casa Circondariale di Salerno dove si trovava per reati analoghi. I due si sarebbero occupati di indispensabili mansioni logistiche a favore degli immigrati. Ora sono in corso le ricerche, anche in campo internazionale, nei confronti degli altri due destinatari della misura cautelare.

Infine, è stato sospeso dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio per la durata di 12 mesi, V.C., 62 anni, di Bari, dipendente dell’ufficio anagrafe del Comune di Bari: dalle attività di indagine della Squadra Mobile di Bari è emerso che il dipendente pubblico si sarebbe lasciato corrompere da Ismail Olhay Hussein per dichiarare falsamente inesistenti residenze di cittadini somali nel capoluogo pugliese.

Nel corso delle indagini, iniziate nel 2015 con l’aiuto di servizi tecnici e di attività di appostamento ed osservazione, in varie località italiane, sono stati arrestati  altri extracomunitari di origine somala, in quanto trovati in possesso di documenti falsi. Fu arrestato a Bari anche uno dei principali componenti dell’organizzazione che si recava periodicamente a Napoli per l’approvvigionamento di biglietti falsi di cui venivano muniti gli immigrati, dietro pagamento di somme di denaro, per poter proseguire il loro viaggio.

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