Draghi a sorpresa: «I Trattati europei non sono tabù intangibili» (video)

29 Mag 2017 16:38 - di Tito Flavi

«È troppo presto per pensare a un cambio di politica monetaria»: il presidente della Bce, Mario Draghi stoppa così i “falchi” tedeschi che spingono per un aumento dei dei tassi di interesse e per la restrizione della liquidità nel sistema finanziario europeo. Draghi lancia il suo messaggio ai governi e ai mercati nel corso di un’audizione alla Commissione Econ dell’Europarlamento. Per il presidente di Eurotower continua, per la politica monetaria, a essere «necessario il sostegno straordinario». Nell’Eurozona – argomenta Draghi- le «pressioni inflazionistiche rimangono tenui». E tutto ciò malgrado una «ripresa
più solida» e «dati volatili dell’indice dei  prezzi al consumo».Inoltre c’è il fatto che «le pressioni dei costi interni, in particolare dei salari, sono  ancora insufficienti a supportare una convergenza durevole e autosufficiente dell’inflazione verso il nostro obiettivo a medio termine». 

Ma non è questo, ancora, il pezzo forte del discorso di Draghi al Parlamento europeo. La sorpresa rriva quando il presidente della Bce invita parlamentari e governi europei a non aver paura di «cambiare i Trattati se necessario». «È  molto importante che cominciamo a pensare» al completamento dell’Unione economica e monetaria «senza  paura di cambiare i trattati, se necessario. «E già iniziare a pensare»senza il «tabù» dell’intangibilità dei trattati «è un grande passo avanti».   Ora, ha aggiunto Draghi, «è tempo di riflettere» sul fatto se «il  nostro sistema di convergenze basato sulle regole possa essere  migliorato. L’esperienza ci dice che l’Unione economica e monetaria ha resistito» alla crisi finanziaria, «ma andando molto vicina ad una situazione molto critica».

«È  naturale pensare – ha continuato Draghi – che una costruzione che  è stata minacciata in quel modo resta fragile e deve essere  completata. Dobbiamo fare progressi». E, per farli, servono «fiducia  tra i Paesi e convergenza» tra i medesimi. E le riforme strutturali «fanno parte del processo di convergenza».

Schauble, Weidmann e gli altri falchi di Germania hanno di che masticare amaro. 

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