Crollo della Torre Piloti, sentenza morbida. I familiari delle vittime: «Vergogna»

17 Mag 2017 17:42 - di Monica Pucci

«Vergogna». Il grido di indignazione dei familiari delle vittime del crollo della Torre Piloti, nel Porto di Genova, è risuonato nell’aula bunker del tribunale alla lettura della sentenza che ha dimezzato le pene rispetto alle richieste del pm genovese, Walter Cotugno. La  lettura della sentenza nell’aula bunker del tribunale genovese ha scatenato l’ira dei parenti delle vittime, nove in tutto, che erano all’interno della struttura colpita dalla nave in transito nel porto. Condanne in primo grado per il comandante della nave Jolly Nero, Roberto Paoloni, a 10 anni e 4 mesi di carcere. Per lui la richiesta dei pm era stata di 20 anni e 7 mesi. Assolto invece il delegato all’armamento della società Messina, Giampaolo Olmetti, per il quale erano stati chiesti 17 anni. Per il pilota Anfossi, il primo ufficiale della Jolly Nero Lorenzo Repetto e il direttore di macchina della nave, Franco Giammoro, le richieste ammontavano a 10 anni e 6 mesi. Le condanne emesse sono state invece, rispettivamente, a 4 anni e 2 mesi, 8 anni e 6 mesi e 7 anni di reclusione Paoloni e Anfossi sono stati riconosciuti colpevoli anche per lesioni colpose plurime mentre nei confronti del comandante è stata confermata anche l’accusa di falso ideologico. Tutti gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali, al risarcimento dei danni conseguenti ai reati per cui è intervenuta la condanna alle parti civili e all’interdizione dai pubblici uffici per il tempo della pena. La società Ignazio Messina è stata inoltre riconosciuta responsabile di illecito amministrativo e condannata al pagamento della sanzione da 1milione e 50mila euro. 

I parenti delle vittime insorgono: «Verdetto assurdo»

Alla pronuncia del giudice sono esplose le grida: “Vergogna, assassini”, all’interno dell’aula bunker del tribunale di Genova. «Non mi fermo, su questo non c’è ombra di dubbio. Né io né i miei avvocati, io voglio giustizia. E questa non è giustizia», sono le parole di Adele Chiello, la mamma di Giuseppe Tusa, marinaio della guardia costiera, una delle vittime del crollo della Torre Piloti del porto di Genova. Tusa, originario di Milazzo, aveva 30 anni ed era in servizio come radarista della torre di controllo nello scalo genovese la notte del disastro avvenuto a Molo Giano quando la nave Jolly Nero della linea Messina, urtò la struttura causandone il crollo. «I delinquenti sono le società e chi le gestisce – ha detto la donna fuori dall’aula, con una foto tra le mani del figlio – Olmetti è un membro della società, del consiglio di amministrazione. Con libertà assoluta di decisioni, patrimoniali, economiche, in tutti i sensi. Novanta incidenti e avarie della flotta Messina e nessuno ne sapeva niente. Allora stiamo giocando?».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *