Corruzione a Trapani, indagata Simona Vicari: Rolex in cambio di emendamenti

19 Mag 2017 15:51 - di Redazione

Nuovi dettagli sull’inchiesta “Mare Nostrum” che ha portato all’arresto per corruzione dell’armatore Ettore Morace, figlio del patron campano del Trapani calcio, insieme con il  candidato sindaco di Trapani e deputato regionale Girolamo Fazio e con il funzionario regionale Giuseppe Montalto. Quest’ultimo è coordinatore della segreteria particolare dell’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio. Il primo è finito in carcere, e gli altri due sono finiti ai domiciliari. A finire nella maglie dei magistrati di Palermo è anche la senatrice di Alternativa Popolare e sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Simona Vicari:  avrebbe ricevuto un rolex in cambio di un emendamento che riduceva l’Iva sul trasporto marittimo. Indagata anche l’ex deputata Marianna Caronia, adesso candidata nelle liste Ferrandelli: avrebbe aiutato Montalto ad avere una lauta liquidazione nella ex Siremar.  Indagata anche Salvatrice Severino, funzionaria del dipartimento Infrastrutture che si sarebbe spesa per far risolvere positivamente un contenzioso che Morace aveva con l’amministrazione regionale.

Corruzione, il rapporto tra Morace e Vicari

L’inchiesta si muove su due piani, uno regionale e l’altro nazionale. In Sicilia si è giocata la partita per l’assegnazione dei finanziamenti che sono serviti a garantire i collegamenti con le isole minori. La partita nazionale, invece, avrebbe portato all’approvazione di un emendamento alla legge finanziaria che abbatteva dal 10 al 5% la parte di Iva che le compagnie di navigazione devono pagare allo Stato sui biglietti venduti. Da qui il coinvolgimento di politici nazionali e regionali che in cambio avrebbero ottenuto regali e posti di lavoro. Gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’intera vicenda. Vicari avrebbe presentato un emendamento che abbassava dal 10 al 5% l’Iva sui trasporti marittimi, in cambio di un Rolex ricevuto da Morace a Natale. In questo modo, secondo i pm, Morace avrebbe ottenuto un risparmio di «almeno sette milioni di euro».  Secondo i magistrati l’armatore «godeva del forte appoggio del sottosegretario  Vicari, il cui fratello è anche dipendente della Liberty Lines». «Attraverso l’interessamento della stessa, Morace riusciva a ottenere nel periodo monitorato: la presentazione e l’approvazione di un emendamento alla legge di stabilità dello Stato con il quale veniva ridotta l’imposta d’Iva dal 10% al 5%  per i trasporti su navi veloci, causando un ammanco alle casse dello Stato di 7 milioni di euro e, conseguenziale, notevole arricchimento della società Liberty Lines». Ma anche «il ritiro della proposta di nomina di un consulente, inviso a Morace, all’Assessorato regionale ai Trasporti».

L’inchiesta sulla corruzione  

«È un’indagine che riguarda la pubblica amministrazione – dice il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi – in particolare sono emersi interventi politici a livello regionale e nazionale che vedono come soggetto principale Morace».  L’armatore viene definito come uno che «ha fatto della corruzione una modalità quasi ordinaria di gestione dei rapporti tra se e i pubblici ufficiali con cui veniva in contatto».  Durante la conferenza stampa il procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia ha spiegato che dalle indagini è emerso «un vero e proprio romanzo della corruzione, abbiamo scoperto una vera e propria centrale della corruzione che coinvolgeva settori della politica e della imprenditoria».  L’inchiesta,  spiegano i magistrati è partita grazie a una denuncia di un dirigente regionale «leale e fedele». «Un funzionario – ha detto Petralia – che ha revocato un bando e che si è reso disponibile a dichiarare alla Procura tutto quello che era di interesse per l’indagine».

 

 

 

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