Consigliere grillino alla gogna: dà delle «protitute politiche» a 3 donne Pd

11 Mag 2017 14:30 - di Ginevra Sorrentino

Parolacce e offese gratuite sono davvero i paradigmi del dialogo politico. O meglio, delle invettive utilizzate di volta in volta dai vari esponenti istituzionali, di piccolo rango o di alto bordo, indifferentemente. Fa scuola, in questo senso, l’esempio “offerto” dal consigliere comunale pentastellato di Trinitapoli Comune di 15mila abitanti nella provincia di Barletta-Andria-Trani, la cui piccola comunità è stata letteralmente sconvolta da una vicenda cominciata sulla piazza informatica dei social network e finita nelle aule di un tribunale.

Consigliere grillino alla gogna

Come spiegato in un esaustivo servizio del “Giornale”, tutto è cominciato con un commento (del tutto gratuito per la verità) postato in rete dal consigliere comunale grillino, Francesco Marrone che sentenziava sulle «prostitute della politica casalina in visita a Roma, probabilmente a rendere conto al loro pappone per i voti comprati per lui. P.s. naturalmente si sta parlando di prostitute intellettuali, anche perché per fare quella classica devi essere bella». Doppia offesa e doppio autogol, quello siglato dall’irrieverente consigliere e riferito – si sarebbe ricostruito ijn un secondo momento – come spiega il Giornale «a tre donne del Partito democratico. In particolare una consigliera comunale, la segretaria del circolo cittadino ed una tesserata». Di più: sembra che il riferimento specifico fosse al viaggio delle tre donne nella capitale all’indomani del successo di Matteo Renzi alle primarie dem. Immediata, quindi, come era ovvio ipoitizzare, la reazione sdegnata del Pd tutto che, dagli esponenti pugliesi locali a Largo del Nazareno, ha chiesto la testa – istituzionale, s’intende – del consigliere irriverente e offensivo.

All’indice del Pd, abbandonato dai “suoi”

E altrettanto tempestiva la reazione del pentastellato finito all’indice, che credendo di potersela cavare con una semplice errata corrige affidata ancora una volta al web, ha pubblicato un comunicato in cui – come riportao dall’articolao del Giornale che ha ricostruito la vicenda – «Sono profondamente dispiaciuto se le mie parole abbiano offeso le donne che hanno letto il mio post, riguardante le primarie del Pd – scrive il grillino – Ho usato l’espressione “prostitute della politica” (espressione riferibile sia a uomini che a donne) per sottolineare come alcune persone cambino casacca facilmente. Non mi riferivo certo a prestazioni sessuali retribuite. Le mie parole sono state strumentalizzate», e poi continua, «la rabbia per una realtà così brutta come quella che viviamo, fa pronunciare male i concetti».  Una pezza a colori che non è stata giudicata però sufficiente a coprire l’offesa e a risarcire gli ingiuriati: e così, contrariamente a quanto pensato e sperato da Marrone, quello che è nato online non si è potuto concludere in rete: e adesso, alla platea internetica dovrà seguire – e dire la sua – il tribunale.

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