Catastrofe Ilva: previsti 5-6000 licenziamenti, il governo è impotente

30 Mag 2017 19:16 - di Redazione

Il tavolo al ministero dell’Economia nascondeva una pessima sorpresa per i sindacati: 5-6000 esuberi nel nuovo piano industriale del gruppo Ilva. Questa la proposta della nuova cordata, composta da Am Investco (Arcelor Mittal-Marcegaglia) e da Acciai Italia (Jindal-Arvedi-Cdp-Del Vecchio). “Proposte inaccettabili”, hanno commentato Fim, Fiom e Uilm al termine dell’incontro al Mise durante il quale sono state illustrate le proposte delle due cordate per il rilancio dell’Ilva. Un prossimo incontro è stato fissato sempre al dicastero di via Molise giovedì prossimo alle 10.

Ilva, sindacati all’attacco

“Sia la proposta che è stata scelta dai commissari, ossia quella di Arcelor Mittal-Marcegaglia, che l’altra proposta presentata da Acciai Italia prevedono una riduzione di occupazione inaccettabile. Si sta parlando di 5000-6000 risorse in meno”, sottolinea il leader della Fiom Maurizio Landini al termine dell’incontro. Una riunione che il segretario generale della Fiom giudica “deludente anche perché non abbiamo capito quali sono le ragioni alla base delle quali è stata scelta una proposta rispetto ad un altra. Abbiamo chiesto una comparazione delle proposte per capire le ragioni. Vedremo in occasione del prossimo incontro di giovedì”, aggiunge Landini.

Nel corso dell’incontro il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (nella foto) ha ribadito che l’aggiudicazione della gara non era avvenuta ma che “è giunta a completamento la fase di analisi delle due offerte con il parere dei commissari in favore di Am InvestCo”. La proposta avanza dalla cordata Am Investco (formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia con l’eventuale partnership di Intesa Sp nel caso di un’aggiudicazione), che è stata scelta dai tre commissari Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba, prevede “4.800 esuberi, subito, dal 2018, mentre sono 6.400 gli esuberi nella proposta di AcciaItalia (Jindal-Arvedi-Cdp-Del Vecchio). Partiamo male. E’ sicuramente un punto di partenza sbagliato”, sottolinea il segretario generale della Fim – Cisl, Marco Bentivogli. La proposta della cordata Am Investco, riferiscono i sindacati, prevede che la produzione, che oggi è a 5.7 mt, sia riportata entro il 2024 a 8 mt con il mantenimento del ciclo produttivo in atto sostenendo la produzione anche con l’utilizzo di semilavorati (bramme) a Genova e Taranto. La ripresa produttiva secondo il piano sarà sostenuta ripristinando l’area a caldo di Taranto, delle cokerie e dell’agglomerato e degli altiforni 1, 2, 4 fino al completamento del piano ambientale e la successiva riattivazione di Afo5.

L’Ugl non ci sta: “Vogliamo chiarimenti”

“Dal prossimo incontro al Mise, previsto per giovedì 1° giugno, pretendiamo chiarimenti sul futuro dell’Ilva e
sugli investimenti seri e reali diretti al polo siderurgico. Più che lasciare aperta l’opzione esuberi, dal tavolo di oggi, ci aspettavamo soluzioni concrete per il bene di tutti lavoratori dell’Ilva”, attacca anche Antonio Spera, segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, al termine dell’incontro al Ministero dello sviluppo economico al quale ha
partecipato anche Daniele Francescangeli, segretario nazionale Ugl Metalmeccanici con delega alla siderurgia.

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