Ankara: qui c’è posto solo per i reporter veri, non per chi si finge tale

12 Mag 2017 15:55 - di Redazione

Nuovo innalzamento di tensione tra Germania e Turchia. Arrestata in Turchia una interprete tedesca che lavora per l’agenzia Etha, come ha confermato l’emittente radiofonica Deutschlandfunk. Secondo quanto ha reso noto il portale di notizie turco Diken, Mesale Tolu è in carcere dallo scorso 30 aprile, dalla vigilia delle proteste organizzate per il primo maggio, nello stesso giorno in cui sono state fermate altre 16 persone che lavorano per l’agenzia e altre organizzazioni. Sono 145 i giornalisti in carcere in Turchia, secondo la Federazione europea dei giornalisti. Fra loro, Deniz Yucel, giornalista con doppia nazionalità turca e tedesca, di Die Welt. Ma apprendiamo che “la Turchia è un Paese sicuro per i giornalisti stranieri, per i veri giornalisti e per chi vuole stare in Turchia per fare giornalismo”. E’ quanto ha affermato a Strasburgo il ministro turco per gli Affari europei, Omer Celik in dichiarazioni rilasciate con al fianco il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland. La scorsa settimana è stato fermato e – secondo Reporters Sans Frontieres – resta detenuto il giornalista francese Mathias Depardon. La Turchia, dove ad aprile è stato fermato al confine con la Siria e detenuto a Mugla lo scrittore e documentarista italiano Gabriele Del Grande – è al 155esimo posto su 180 Paesi nella classifica annuale della libertà di informazione stilata da Reporters sans Frontieres. Nelle dichiarazioni riportate dall’agenzia di stampa tedesca Dpa, Celik ha ribadito che le autorità turche adotteranno le misure necessarie contro chi “fingendosi giornalista viene coinvolto in attività di organizzazioni terroristiche”.

La Tuchia minaccia la Germania: accogliete golpisti

La decisione di Berlino di accogliere le richieste di asilo di alcuni ex militari seguaci dell’imam Fetullah Gulen rischia di nuocere agli accordi bilaterali tra Turchia e Germania e va contro lo spirito di alleanza tra i due Paesi. Lo ha detto il ministero degli Esteri di Ankara in un comunicato. Gulen e i suoi seguaci sono accusati dal governo turco di aver orchestrato il tentato golpe del 15 luglio in Turchia, costato la vita a 249 persone tra civili e uomini della sicurezza. ”Ci dispiace che la Germania abbia accolto le richieste di asilo di alcuni ex militari legati alla rete di Gulen e collegati al tentato golpe del 15 luglio”, si legge nel comunicato. Le autorità tedesche hanno ”ignorato i valori e i principi democratici” sostenendo la mentalità golpista, prosegue il ministero, auspicando che la Germania fornisca l’aiuto necessario alla Turchia nella sua lotta ai terroristi, compresi i seguaci di Gulen, che vive in esilio negli Usa dal 1999.

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