Vivendi, l’ira dei francesi per l’alt di Agcom: segnale politico contro di noi

19 Apr 2017 13:07 - di Paolo Lami

Un chiaro segnale politico antifrancese. Proprio «mentre le acquisizioni francesi in Italia in questi ultimi anni nutrono una diffidenza crescente con richiami alla resistenza patriottica contro gli appetiti» d’oltralpe. Viene letta così, in controluce, in Francia, la mossa di Agcom contro Bollorè e Vivendi. Una mossa, quella dell’Autorità italiana per le Garanzie nelle Comunicazioni, che, secondo Le Monde, segna una «importante battuta d’arresto per Vincent Bolloré. Il raider «potrebbe essere costretto a rivedere nelle prossime settimane tutta la strategia italiana di Vivendi».

La decisione dell’Autorità di contestare al gruppo transalpino il mancato rispetto della legge italiana con la sua doppia partecipazione in Mediaset  e Telecom dando 12 mesi, al gruppo guidato da Vincent Bolloré, per adeguarsi, irrita i francesi. Che, negli ultimi anni, hanno fatto man bassa di acquisizioni.
La bilancia commerciale vede la Francia fare shopping in maniera imponente in Italia: 52 miliardi di euro dal 2006 contro i 7,6 miliardi di euro di acquisizioni italiane in Francia.

«Anche se Bolloré ha la scelta del gruppo nel quale disimpegnarsi – scrive il quotidiano francese tratteggiando gli scenari che si vanno aprendo dopo l’altolà di Agcom – in realtà un’unica opzione sembra possibile: quella di un ritiro parziale o totale di Mediaset. Infatti, Vivendi ha investito 3,9 miliardi di euro in Telecom Italia per una quota del 23,9 per cento del capitale sociale. E l’eventuale cessione di una  quota espone il gruppo a un’importante minusvalenza».

«Anche se gli analisti considerano questa quota come provvisoria e semplicemente opportunistica è quindi improbabile – ragionano a Le Monde – che Vivendi si disimpegni nel breve termine. C’è chi presta a Vincent Bolloré il sogno di cedere la sua partecipazione nell’operatore tlc italiano per favorire l’ingresso di Vivendi nel capitale di Orange», l’operatore tlc francese.

Al contrario, l’investimento totale di Vivendi in Mediaset è minore: il gruppo francese, scrive Le Monde, «ha speso 1,2 miliardi di euro per raggiungere il 28,8 per cento del capitale sociale». La cessione di una quota del 18 per cento, valutata in 720 milioni di euro, per scendere sotto i 10 per cento, «potrebbe interessare fondi speculativi che avrebbero interessare ad inserirsi tra le due parti. Per Vivendi la perdita sarebbe molto limitata», spiega al quotidiano un esperto del settore.

Poi arriva la frecciata. «Anche se l’Agcom con questa decisione rispetta la legge – spiega a Le Monde un osservatore – è un segnale politico antifrancese chiaro e preciso, nel momento in cui Bolloré è criticato in Italia». Questa decisione dell’Agcom, rileva ancora Le Monde, «arriva mentre le acquisizioni francesi in Italia in questi ultimi anni – 52 miliardi di euro dal 2006 contro 7,6 miliardi di euro di acquisizioni italiane in Francia – nutrono una diffidenza crescente con richiami alla resistenza patriottica contro gli appetiti francesi».

La decisione dell’Agcom, inoltre, scrive il quotidiano, «rafforza il potere di trattativa di Mediaset nei confronti di Vivendi. Anche perché la situazione finanziaria del clan Berlusconi è migliorata con la cessione da parte di Fininvest del Milan Ac per 740 milioni di euro». Ma paradossalmente, sottolinea ancora Le Monde, «questa decisione potrebbe permettere alla famiglia Berlusconi di riallacciare il dialogo con Vincent Bolloré».

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