Usa, l’università di Berkley vietata ai conservatori. E la chiamano “liberal”

20 Apr 2017 15:19 - di Valerio Falerni

A parole si autoproclamano liberal. Nei fatti sono loro a decidere chi far parlare e chi no. Benvenuti nell’università di Berkley, California, celebrato tempio dell’America democratica e progressista tutta Jhon Kennedy-Bill Clinton- Barack Obama. È proprio qui che in queste stesse ore si sta consumando l’ennesimo sfregio al primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, quello che tutela, tra gli altri, la libertà di pensiero e di espressione.

Berkley cancella l’evento con Ann Coulter

A farne le spese, i conservatori della Young America’s Foundation che avevano dato una mano agli studenti di fede repubblicana di Berkley ad organizzare, all’interno del campus universitario, un incontro pubblico con Ann Coulter, rinomata polemista non distante dalle posizioni del neopresidente Donald Trump. Sembrava tutto a posto: data e modalità erano state fissate, la Coulter aveva persino accettato una serie di incredibili restrizioni («ridicole condizioni», le ha bollate la diretta interessata) acconciandosi all’idea di dover tenere il discorso in orari improbabili, alla presenza dei soli studenti e con l’impegno di tenere segreto fino all’ultimo il luogo dell’appuntamento. Sembrava, appunto. Perché puntuale come una maledizione è arrivato il dietrofront dell’ateneo che ha cancellato l’evento proibendo alla Coulter di tenere la sua attesa orazione. Mica per impedirle di parlare. Macché: solo per impedire che potessero scoppiare proteste e violenze.

Il portavoce dell’ateneo: «Temiamo violenze»

Proteste e violenze, già viste lo scorso febbraio a Berkley, in occasione dell’incontro con l’ultraconservatore Milo Yiannopoulos, all’epoca capo redattore del sito Breitbart. La reazione della Coulter non si è fatta certo attendere: «Io credo – ha commentato la polemista – che la Costituzione sia importante e che le università finanziate dai contribuenti non dovrebbero usare questi fondi per violare i diritti costituzionali degli americani». La Coulter deve aver pigiato il tasto giusto se l’ateneo di Berkley ha sentito la necessità di difendere la propria decisione attraverso il portavoce Dan Mogulof. Una vera arrampicata sugli specchi, la sua: «La principale preoccupazione – ha detto Mogulof – riguardava la possibilità che un appuntamento serale facesse poi dilagare proteste e scontri nella notte». Sia come sia, la Young America’s Foundation non appare intenzionata a recedere: il discorso della Coulter ci sarà. La data è stata già fissata: giovedì 27 aprile.

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