Usa, bloccate 6 condanne a morte: i farmaci erano stati ottenuti con l’inganno

15 Apr 2017 10:14 - di Ginevra Sorrentino
pena di morte

Era inziato come uno scontro tra l’Arkansas e le associazioni di militanti che si battono contro la pena capitale: oggi, alla luce degli ultimi avvenimenti, il campo di battaglia si estende alle ditte farmaceutiche produttrici dei farmaci utilizzati per le condanne a morte. Come noto, infatti, è stato un ricorso presentato da una casa farmaceutica e accolto dalla corte a bloccare, almeno per il momento, l’accelerazione alle esecuzioni stabilita nelle scorse settimane dal governatore dello Stato americano in questione. E il quadro si complica ulteriormente. 

Fermata la corsa alle esecuzioni delle condanne a morte

Nella pena capitale lo stato dell’Arkansas usa tre medicinali diversi: proprio la corsa alle esecuzioni, allora, ha ingenerato il sospetto e alimentato l’indignazione dei produttori dei tre farmaci che, avendo scoperto il reale utilizzo dei loro prodotti, – ottenuti a seguito di ben altre motivazioni – hanno deciso di intentare ricorso contro lo Stato, che non avrebbe dichiarato l’uso che aveva intenzione di fare delle sostanze al momento dell’acquisto. E per questo, dunque, sono state temporaneamente bloccate le sei condanne a morte in undici giorni disposte dallo stato dell’Arkansas perché a fine aprile scadono i farmaci per le iniezioni letali. Secondo quanto riferisce l’Arkansas Times, il giudice Wendell Griffen ha emesso un ordine restrittivo provvisorio che vieta di usare il bromuro di vecuronio, uno dei tre farmaci utilizzati per le iniezioni letali e ottenuto – a detta del produttore del farmaco – dal dipartimento carcerario con l’inganno.

I farmaci usati sui condannati ottenuti con l’inganno

In particolare, tutta la vicenda sarebbe esplosa quando la McKesson Corporation, distributore della Pfizer, ha dichiarato apertamente che lo Stato ha mentito sull’utilizzo del prodotto facendo intendere che sarebbe stato usato per scopi medici legittimi e non per le esecuzioni. «L’acquisto – si legge in una lettera scritta da un avvocato della compagnia e ottenuta dal New York Times – è partito da un account legato alla licenza di un dottore, che faceva implicitamente pensare che i farmaci fossero destinati a scopi medici». Immediato, una volta accolti i ricorsi e legittimate le denunce dei ricorrenti, lo stop alle esecuzioni. L’ordine restrittivo, allora, arriva poche ore dopo che la Corte suprema Usa ha bloccato l’esecuzione della pena di uno dei due condannati con problemi mentali, prevista per lunedì.

 

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