Tutti promossi: così la scuola «democratica» rovina i ragazzi italiani

29 Apr 2017 10:27 - di Eleonora Guerra
scuola

Tutti promossi, moltissimi impreparati. Sono gli studenti italiani, che escono da una scuola in cui ormai vige «il tabù della bocciatura», come recita il titolo di un lungo editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera. Una situazione che – è la riflessione –  fa comodo a molti, a partire dalle famiglie, ma che cancella qualsiasi forma di meritocrazia dalla scuola e, a caduta, dalla società italiana. Procurando danno prima di tutto ai ragazzi e, soprattutto, a quelli davvero meritevoli.

Annullata qualsiasi «idea sensata di insegnamento»

Galli della Loggia identifica una responsabilità per questa situazione che annulla qualsiasi «idea sensata d’insegnamento e di apprendimento»: quella della «classe politica, in particolare di chi governa», che così riesce a depotenziare proteste e accuse. Il ragionamento di chi sostiene questo modello sarebbe, in sintesi, che se la scuola promuove vuol dire che sta funzionando bene. «Rinunciando a istituire una scuola che seleziona in base al merito – e dunque inevitabilmente che boccia (una parola poco simpatica, ma un altro modo e un’altra parola, ahimè, ancora non sono stati inventati) – essi riescono a dare a credere, specie alla parte meno avvertita dell’opinione pubblica, che ormai esiste finalmente una scuola davvero democratica», scrive Galli della Loggia. 

Le colpe della «voga democraticistica postsessantottina»

Ma, al di là del ruolo di certa politica e delle ricadute utilitaristiche che punta a trarne, a monte c’è prima di tutto una precisa impostazione ideologica, la quale offre la copertura culturale a una scuola di questo tipo. Fra le varie cause di questa situazione, infatti, Galli della Loggia indica come «di gran lunga la principale, la categoria della “inclusione” che da decenni domina la nostra istituzione scolastica». «Cioè – spiega ancora l’editorialista del Corriere – l’idea che compito della scuola, anche dopo il percorso dell’obbligo, non sia quello di impartire conoscenze e accertare il grado del loro effettivo apprendimento, bensì soprattutto quello di “non lasciare nessuno indietro”. Che detto in parole povere significa appunto procedere alla fine a una promozione generalizzata e indiscriminata». Un impostazione che più sotto Galli della Loggia sintetizza parlando di «voga democraticistica postsessantottesca».

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